Le Finestre di Parigi intervista Donna Consalvo e il suo fantastico mondo di acquerelli

 

-Raccontami il percorso che ti ha portata a dipingere i tuoi bellissimi acquerelli.

Durante il primo lockdown ho dovuto smettere di andare a dipingere alla Central Saint Martin, l’accademia d’arte di Londra dove settimanalmente mi recavo per dipingere ad olio, ho dovuto smettere di andare a disegnare Life drawing nei pub di Londra, dove ritraevo uomini e donne dal vero con carboncino. Mi sono ritrovata nella barca in cui vivevo tra i canali di Londra con il solo bisogno di dipingere e possedevo solo una gamma di colori ad acrilico. E’ in quel momento che ho iniziato a dipingere ciò che mi stava intorno, la mia realtà e la mia vita in barca. Vivevo nell’acqua, elemento fondamentale per la mia essenza e ciò ha influito nell’utilizzo del colore con molta più acqua del dovuto. Quando le frontiere sono state riaperte e sono venuta in Italia, in Sicilia, per l’esattezza, ho voluto continuare a dipingere e il modo più pratico e funzionale era quello di portarmi un piccolo astuccio di acquerelli tascabili. E così ho iniziato a dipingere i paesaggi che visitavo. Diciamo che quindi sono approdata agli acquerelli ‘grazie’ alla pandemia e al blocco delle attività tradizionali a cui ero abituata. Non avevo mai pensato che fosse la ‘mia’ tecnica ma in realtà mi rappresenta molto più di quel che potessi immaginare. L’estemporaneità e la spontaneità con cui il colore fluisce sul foglio. La rapidità di esecuzione inoltre è perfettamente coerente con l’impazienza e la pigrizia che mi appartengono. E poi gli anni a Londra mi hanno insegnato a correre e a cambiare rapidamente così come la città. Così come nell'esecuzione imprecisa e rapida ci puoi trovare molta più vita. A volte solo nel lasciare andare e nel perdere il controllo puoi trovare qualcosa d'interessante. 

-Dipingi mischiando l’inchiostro con l’acquerello. Mi spieghi la tua tecnica?

Durante gli anni del liceo ho studiato molto il disegno anche se all’epoca non mi sono mai creduta molto brava e neanche così interessata a linee e ai disegni realistici. Il colore invece ha sempre avuto un grande potere evocativo. Io vivo per i colori e questo mi ha sempre portato a una grande ricerca pittorica basata sui contrasti di colore. Infatti a Londra ho dipinto molto astratto. Però quando ho iniziato a usare l’acquerello, il colore da solo non mi bastava e quando mi hanno regalato un pennello a inchiostro nero ho iniziato a utilizzarlo e l’effetto insieme all’acquerello mi ha conquistato. In fondo il disegno mio malgrado è ritornato nel mio lavoro. Successivamente ho trovato una stilografica Pelikan di papà a inchiostro blu e sono impazzita quando ho visto le sbavature che l’inchiostro creava mescolandosi all’acqua e al colore. Assolutamente impreciso e imprevedibile.

-Hai viaggiato molto e continui a farlo, quanto è importante il viaggio nelle tue opere?

Visibilmente quello che dipingo è ciò che  vedo, ciò che attira la mia attenzione mentre mi muovo nello spazio. Lo spostamento, il girovagare senza meta e l’osservare è una delle condizioni che più si attivano in me quando viaggio. Mi si risveglia l’attenzione, i sensi, la curiosità. A chi poi non accade? Questo si trasmette in voglia di vivere, gioia e bisogno di comunicarlo al mondo.

-Qual è la tua fonte di ispirazione?

Viaggiare?! ahaha.L’acqua.Incontrare il diverso.Perdere il controllo.gli estremi.la sofferenza.Un tramonto.Le coincidenze.Un libro

-Descrivimi con tre aggettivi le caratteristiche dei tuoi acquerelli.

Bold (suona meglio in inglese),gioiosi,leggeri.

-Secondo te, cosa riesce a trasmettere maggiormente l’acquerello rispetto ad altre forme di pittura?

Domanda molto difficile. Credo la leggerezza e la gioia che avevamo da bambini. 

-Cosa accomuna le tue opere?

L’uso audace del colore. Il blu e il giallo e le sbavature d'inchiostro.

-Quanto c’è del tuo personale, interiore, vissuto nei tuoi acquerelli?

Salvador Dalì una volta era seduto a un bar e scarabocchiava su fogli di carta. Un signore riconoscendolo si avvicina e gli chiede se poteva prendere uno di quegli schizzi buttati per terra. Dalì allora gli chiede una cifra assurda in cambio. Il signore non capiva poiché quelli ai suoi occhi erano scarabocchi, certo del famoso Salvador Dalì che però ci aveva messo solo pochi minuti a fare. Quindi gli domanda perché volesse tutti quei soldi. Dalì risponde così: “Per fare quegli scarabocchi mi ci è voluta tutta la mia vita!”.

-Qual è la tua opera preferita e perché?

Ancora devo dipingerla.

-Chi è il pittore oggi secondo te?

Qualcuno che senza timore prende un pennello imbevuto di colore e traccia un segno.

-Quali messaggi vogliono trasmettere i tuoi quadri?

Libertà costretta in un piccolo spazio.

-I colori che utilizzi rispecchiano il tuo stato d’animo?

Secondo la cromoterapia si.

-Che emozioni vuoi suscitare a chi sta osservando le tue opere?

Oggi sono stata a una fondazione che supporta artisti e ho mostrato il mio ultimo notebook di acquerelli. Mentre l’intervistatore lo sfogliava gli occhi si illuminavano e sorrideva divertito. E’ stata un’emozione bellissima.

-Quando tu stessa guardi i tuoi acquerelli che sensazioni hai?

Ma l’ho fatto io?!

-Progetti futuri?

Mostra in Belgio, a Gent dove ho vissuto tra il 2013 e il 2014. Sono eccitatissima di tornare lì con gli occhi di oggi a dipingere i luoghi che mi hanno appartenuta per due anni.

https://www.facebook.com/donnaconsalvoart (Pagina FB) 

donna_consalvo (Pagina Instagram)

 

"La Vita segreta di un ragazzo inurbato":Le Finestre di Parigi intervista l'autore Aldo Zambuto

1) Ciao Aldo, parlami di te e del percorso che ti ha portato a diventare scrittore, quando hai cominciato ?
 
Ciao a Te! Mi fa davvero piacere fare questa intervista: la modalità scritta è rara oggi come oggi. Avere il tempo di riflettere un momento in più su cosa rispondere, è importante, sia per trovare le parole giuste da dire che per cercare di comporre un concetto chiaro ai lettori, senza inutili giri di parole. Scrivere mi piace, non ricordo quando ho iniziato di preciso, non ho un evento determinante che fa capo all'idea di scrittura. Più che altro potrei dirti quando ho iniziato a voler condividere ciò che penso: be' questo credo che risalga a circa 4-5 anni fa. 
 
2) Quando e perchè hai deciso di scrivere questo libro " La Vita segreta di un ragazzo inurbato" ?
Il libro è nato naturalmente. Inizialmente erano solo concetti e pensieri scritti qui e là, senza un ordine ben preciso. Probabilmente richiama vagamente l'idea di uno "Zibaldone", ma direi sia anche troppo definirlo tale. Lo Zibaldone è unico e solo e io mi ci inchino.
 
3) Cosa racconti in questo libro? 
Racconto di quello che può accadere nel momento in cui si presenta davanti a noi un cambiamento. L'inurbamento l'ho considerato metafora di ciò che succederebbe intorno a noi, ma soprattutto dentro di noi: lo sconvolgimento della nostra esistenza che arriva per scelta o per costrizione. Quando il cambiamento ci è imposto facciamo più fatica ad adattarci, mentre quando siamo noi a sceglierlo, gli avvenimenti ce li prospettiamo in modo diverso e li affrontiamo in modalità Brave heart.
 
4) Che cosa vuoi comunicare a chi legge questo libro? 
Non devo inviare alcun messaggio ai lettori. Credo che il cambiarsi, l'inurbarsi sia dentro di noi. Questo libro potrebbe essere un vademecum per coloro che davanti ad un cambiamento, non sapendo cosa fare, magari, potrebbero riuscire a trovare delle risposte a quegli interrogativi che logorano il cervello e che annebbiano una realtà difficile da affrontare, davanti la quale, l'unica soluzione è scappare.
 
5) Tu fai l'insegnante: che cosa insegni?  Le tue attività d'insegnante e di scrittore sono collegate ? 
Sono un prof di lettere alle superiori. Quando ho iniziato a insegnare, credevo di non superare le prime 24 h lavoro. Poi un giorno è diventato un mese, quel mese si è moltiplicato in anni, e a oggi non potrei fare a meno d'insegnare ai ragazzi. Ho imparato ad amare questo lavoro. Quando mi sono inurbato, ormai tantissimi anni fa, credevo che la grande città aspettasse solo me; solo in un secondo momento ho capito che non era così. Perciò ho dovuto farmi spazio e cambiare le priorità. Mi piace insegnare perché vorrei preparare le basi di realtà, da condire con la giusta quantità di sogni per quei giovanissimi, che guardo e osservo persi in loro stessi, senza punti di riferimento e con dei genitori presi da tutto tranne che da loro.
 
6) Hai fatto mai scrivere un libro ai tuoi alunni o comunque li hai mai invogliati a farlo?
Non ho mai invogliato a scrivere libri perché non ero consapevole che un giorno avrei avuto l'esigenza di dover comunicare qualcosa per iscritto. Non posso invitare qualcuno a fare un salto nel buio senza spianargli la strada. Che poi faccia scrivere i miei allievi, è il minimo. Temi, riflessioni e lavori di copiatura di brani per me sono alla base per imparare a scrivere, scriversi ed ascoltarsi. 
 
7) Secondo te, come si fa a diventare un bravo scrittore oggi?
Per diventare un bravo scrittore oggi, bisogna attingere sempre alla tradizione. Il classico è alla base, se lo conosci puoi rinnovarti e rinnovare il pensiero. La letteratura e la storia dal Medio Evo, ma anche da prima, a oggi, hanno avuto periodi di buio e luce in alternanza che col tempo si sono sempre più assottigliati per arrivare all'età contemporanea in cui c'è tanto buio (con libri scritti anche dai lupi), ma anche luce grazie ad autori nuovi e vecchi autori che si rinnovano, che rimangono sempre attuali perché sanno aggiornarsi. È un po' quello che succede a noi insegnanti, bisogna essere "sempre sul pezzo", conoscere i social, il nuovo linguaggio multimediale giovanile, in modo da far capire ai ragazzi che la "loro lingua" la comprendiamo e anche bene. Il segreto sta nel fargli capire che fuori dalla finestra esiste tanto altro.
 
8) Se dovessi invogliare un lettore ad acquistare il tuo libro quali tre aggettivi utilizzeresti per meglio descriverlo?
Più che aggettivi, preferisco scrivere la somma di quelle considerazioni che mi hanno comunicato molti di loro: 
- ho riso tanto, ho pianto tanto e ho riflettuto troppo, a quando il prossimo?
 
9) Essendo un insegnante incontri molti ragazzi, ma chi e cosa incontri realmente secondo te ? 
Incontro mondi. Piccoli incontaminati mondi che stanno tranquillamente vivendo la loro età in modo spensierato. Ma incontro anche chi il proprio mondo lo ha visto sgretolarsi senza alcun avviso. Vedo alcuni pronti ad affrontare le difficoltà del proprio mondo, altri che invece non ce la fanno e si fermano. La mancanza di punti di riferimento mi fa terrore. 
 
10) Mi descrivi il protagonista del tuo libro?
Il protagonista del libro è chi lo sta leggendo in quel momento. Se sei predisposto alla lettura, ti immergi in questa realtà descritta dal giovane ragazzo inurbato alle prese con tutte le esperienze della prima giovinezza consapevole e con tutta la crisi dell'incertezza che caratterizza la sua realtà.
 
11) Secondo te come è il mestiere di scrittore oggi ( pregi e difetti) ?
Il mestiere di scrittore non credo sia affatto semplice. Una libreria la definirei come un supermercato. Potrei andare a comprare un libro specifico che desidero da tempo, ma potrei anche andare lì e pensare di avere voglia di dolce, ma poi mi troverei davanti un'ampia scelta di prodotti, tutti più o meno validi, e dopo una serie di considerazioni, potrei scegliere il dolce giusto: la delusione è quando scopro che la copertina del libro è più bella della farcitura!
 
12) Quale musica di sottofondo sceglieresti per leggere il tuo libro?
Nessuna musica. Quando leggo devo essere in devoto silenzio nella mia camera, luce giustamente soffusa e una bella tisana calda da sorseggiare sul comodino. Questa è la situazione perfetta per me.
 
13) Mi descrivi Aldo lettore ? cosa leggi ?
Aldo lettore esiste ancora, anche se a volte credo di averlo perso. Questa estate ho letto un libro che non mi ha entusiasmato e che ho dovuto finire a fatica (perché i libri vanno terminati e non lasciati a metà!)
Sono abbastanza eclettico nei generi. Mi piacciono i classici della letteratura inglese, Pride and Prejudice della Austen in primis e subito dopo Jane Eyre di Charlotte Bronte. Ho avuto un ossessione per Ammaniti, credo di aver letto quasi tutti i suoi libri. Il mio preferito è "Ti prendo e ti porto via" che consiglio assolutamente a chiunque. Dico sempre che quel libro mi ha sconvolto l'esistenza; ancora non mi è chiaro da quale punto vista, ma un giorno lo scoprirò.
 
 
Grazieeee!
Aldo Zambuto
Docente/Formatore Lingua e Letteratura Italiana
Ciofs fp Lazio - via Marino Fasan 58 - 00121 Ostia, Roma
telefono +393896835071
Call: 06/5673502

" Tutto cambia il setaccio dell'anima " il libro di Leonardo Ragozzino

Leonardo Ragozzino e il suo TUTTO CAMBIA IL SETACCIO DELL'ANIMA

Le Finestre di Parigi incontra Leonardo Ragozzino nato a Napoli, ma vive da più di venti anni a Roma. È un insegnante d'Inglese, formatore, animatore culturale. Ha scritto pubblicazioni accademiche di Anglistica e Scienze Sociali, manuali formativi, progetti innovativi per la cultura e la comunicazione. Da sempre dalla parte dell'ambiente e dei diritti degli animali.  
 
Una mia intervista per far conoscere questo scrittore e il suo libro 
 
Lei ha dichiarato a proposito del suo libro "Tutto cambia il setaccio dell'anima " Sempre a cavallo tra autobiografia e saggio, con lo sfondo di territori legati a Napoli e alla Capitale, è un caleidoscopio fulminante di emozioni e personaggi che rivivono in pagine colme di umanità e istruzioni per la felicità" mi spiega meglio questo concetto ?
 
Si tratta di percorso autobiografico pieno di sorprese e non è possibile fare anticipazioni, si tratta di un invito alla lettura sintetico che allude all'intensità dei contenuti, mi auguro arricchenti per l'anima.
 
Come nasce l'idea di scrivere questo libro e perché?
 
Il testo è venuto fuori improvvisamente. In maniera quasi carsica sono riaffiorati frammenti di vita, personale e collettiva, che si sono imposti prepotentemente. In un momento complesso per la mia vita e quella del mondo, c'è stata una rielaborazione di pezzi di storia a cavallo dei millenni, dagli anni di piombo alla pandemia filtrati attraverso la lente soggettiva di eventi assai peculiari legati alla mia vita.
 
Ci sono scrittori disciplinati, metodici, che stilano scalette e rileggono mille volte i loro scritti; e autori che istintivamente buttano giù frasi su frasi fino a comporre un romanzo. Lei? Che tipo di scrittore è?
 
-Segue orari/abitudini?
-Ha un luogo/stanza dove preferisce scrivere?
-Ha rituali “propiziatori” che segue?
-Stila una scaletta prima di scrivere?
 
Come dicevo il testo mi è "esploso" in testa e non ho potuto frenarlo o "addomesticarlo", con artifici o metodiche. Nel Buddismo c'è il temine "Satori" che indica un momento di grande chiarezza, dove sei in grado di vedere con profondità, mi è successo di fatto questo. "Tutto Cambia Il setaccio dell'anima" è la mia prima opera, prima ho scritto testi legati ai mondi della formazione, ambito nel quali ho lavorato per tanti anni, sia in multinazionali che in piccole e medie imprese, in UNESCO e nel terzo settore. 
 
 
Che ne pensa di tutti gli aspiranti scrittori che: Dicono di leggere poco “per non farsi influenzare” o perché il poco tempo libero che hanno lo impiegano per scrivere e quelli che Pagano per vedere i propri libri pubblicati da una casa editrice. C’è un consiglio che vorrebbe dare?
 
Sicuramente aiuta, come nel mio caso, amare la cultura e amare la lettura, ma esistono casi di scrittori che inventano una proprio codice stilistico attingendo ad altre fonti dell'esperienza e riuscendo a trasmettere grandi emozioni e riflessioni.
 
Come e quando si è reso conto di essere uno scrittore?
 
Diciamo che sin da giovanissimo mi piaceva "fissare" dei momenti particolari della vita in brevi testi o poesie. Nelle mie esperienze professionali ho sempre scritto e ciò mi ha aiutato ad affinare le mie capacità di scrittura, facendole diventare fluide e incisive. 
 
Ci racconti l’emozione di aver pubblicato questo libro
 
Immensa. L'idea di offrire una chiave per interpretare la realtà, leggere il passato e il presente trovando sempre una speranza mi fa essere orgoglioso di questo piccolo ma denso testo che abbraccia un arco temporale molto ampio.
 
Ci consigli un libro non suo…
 
Ho adorato tantissimi libri, per cui è difficile indicarne uno solo. Provo a citarne qualcuno che mi viene in mente adesso, di epoche e mondi diversi. Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, i racconti di Kafka, Il Popolo dell'Autunno di Ray Bradbury, Il Contrario di Uno di Erri de Luca, I libri della Fantasia di Gianni Rodari, Change di Paul Watzlawick.
 
Prossimamente…che succederà? Progetti?
 
I progetti sono tanti ma solo il tempo può far maturare i frutti, come fa con l'uva.
 

Quando il vino incontra il giornalismo:Vespa Vignaioli,40 anni di passione per il vino


Bruno Vespa è un giornalista televisivo appassionato del mondo del vino. Da decenni ne racconta la storia nei suoi articoli e un giorno ha deciso di
farsi egli stesso viticultore associando all’impresa Vespa Vignaioli i figli Alessandro e Federico. La famiglia Vespa è proprietaria della splendida
Masseria Li Reni sita in Manduria, in Puglia e possiede terreni per oltre 34 ettari, vitigni perfetti per la produzione di un buon vino. Il Negroamaro è
dislocato tra i comuni di Manduria e Lizzano, dove beneficia delle escursioni termiche e dei venti freschi del mar Ionio. Una varietà con una polpa
molto ricca ed un grappolo compatto. Il Primitivo matura molto precocemente con una potenza di gusto e olfatto. Il Fiano Salento ricerca una
autentica espressione del vero Fiano Pugliese, caratterizzato da una produzione abbondante ed acini piuttosto piccoli.
Da questi vitigni l’azienda produce dieci tipi di vini come il Bianco dei Vespa, il rosato Flarò, i rossi il Bruno dei Vespa, il Rosso dei Vespa,
Raccontami, Helena, Terregiunte, il Fedale e infine il passito Fiano di Puglia Zoe.


Le Finestre di Parigi incontrano Federico Vespa


Caro Federico, perché avete scelto la Puglia come territorio per produrre il vostro vino? 


Perché la Puglia è una terra molto amata dai miei genitori e il genere di vino che si produce lì era il migliore secondo loro.


Come è nata l’idea di avviare questa attività vinicola?


Il vino è una passione di mio padre da quando era giovane. Iniziammo a pensarci anni fa e nel 2014 cominciammo la vendita. Una pura passione familiare


Suo padre è un famoso giornalista, lei anche, ci spiega il legame tra il giornalismo e il vino, cosa accomuna questi due mondi secondo lei?


In realtà sono due mondi vicini perché, le dirò una banalità ma è così, quasi tutti i giornalisti sono appassionati di vini o ne bevono spesso e volentieri.


Cosa pensa del giornalismo enogastronomico? Può essere utile ad avvicinare di più al mondo del vino?


Assolutamente sì. Dovrebbe espandersi ancora di più, può dare una grossa mano.


Se dovesse descrivere il suo vino usando tre aggettivi in gergo giornalistico quali sceglierebbe e perché?


Più che gergo giornalistico, ho tre termini fissi in testa: corposo, sorprendente, deciso.


Producete circa dieci tipi di vini, quali sono le principali caratteristiche e cosa direbbe a chi non conosce il vostro vino per convincerlo a gustarlo?


Prima cosa la varietà dei generi: bianco, rosso, rosato, rosato frizzante, per tutti i gusti. Poi la regione Puglia che non sbaglia mai in materia. Terzo la meticolosità e la severità con il quale viene seguito e prodotto il vino stesso.


Ma quanto conta il nome del vino per un’impresa vinicola? Il Bruno dei Vespa è dedicato a suo padre, il giornalista Bruno Vespa, perché questa scelta?


È un’arma a doppio taglio. Incuriosisce il nome e quindi si vende, ma il giudizio è molto più severo della media. Da quel nome ci si aspetta il top.


Come è il lavoro di chi produce vino oggi?


Difficile, molto più concorrenziale, c’è un particolare occhio al prezzo visto il momento. Bisogna sapere produrre vino buono sapendo che il portafoglio dei clienti è il peggiore di sempre adesso.


Qual è il suo vino preferito e con quale pietanza l’abbinerebbe?


Il vino Raccontami o il Fedale abbinato ad una fiorentina da 750 grammi. Amo la carne.


Quali parole userebbe per raccontare l’Italia e il nostro vino a uno straniero e convincerlo a visitare il nostro Paese?


Gli direi che vale la pena venire a provare i nostri vini perché abbiamo superato anche la Francia come qualità. Che per uno straniero sarebbe impossibile vivere in Italia, non gli conviene, ma gli direi di restare qualche settimana in certe regioni, grazie anche al vino, e tutto questo lo farà
tornare, perché da turista in Italia si sta da Dio.


Considerando la sua vocazione anche radiofonica le faccio una domanda romantica, che ci fa un po' sognare sulle note del vino, se sorseggiando un calice del suo vino stesse contemplando i suoi vigneti, quale sarebbe la colonna sonora di questo momento?


Vasco Rossi d’annata: Liberi. Perché il vino mischiato alla natura mi dà un enorme senso di libertà.

Luca di Francia e l'affascinante mondo del Cognac, un distillato che richiede "tempo".

Luca di Francia è un barman nei piu' grandi hotel di lusso da oltre 30 anni, è un cognac educator, relatore, formatore e grande esperto di hospitality beverage & mixology.

Luca di Francia è un barman nei piu' grandi hotel di lusso da oltre 30 anni, è un cognac educator, relatore, formatore e grande esperto di hospitality beverage & mixology.Lo incontro per una intervista sull'affascinante mondo del cognac, un liquore da degustazione per cui occorre avere tempo per gustarlo e per lasciare che i sentori e le note arrivino al palato e all’olfatto, apprezzandone ogni sua nota.

Ciao Luca, mi spieghi che cosa è il cognac?

E’ un acquavite derivante unicamente da vini della regione del cognac, in Francia nei dipartimenti di Charentes e Charentes – Maritimes una zona dolcemente collinare, attraversata dal fiume Charente nella Francia centro- occidentale a 80 Km circa a nord di Bordeaux

Quali sono le zone di produzione?

La regione è divisa in 6 crus.A metà del 19 ° secolo il professore di geologia, Henri Coquand  dopo attenti studi, sviluppò una classificazione del terreno in base alla qualità di distillato che ogni terreno poteva  produrre.Il suo lavoro ha portato alla delimitazione dei diversi cru, ed è servito come base nel 1938 per il Decreto, che ha istituito i crus come li conosciamo oggi (le denominazioni regionali).Si dividono in Grande Champagne:dei distillati di alta qualità con un bouquet prevalentemente floreale, che richiedono un lungo invecchiamento.Petite Champagne: molto simili a quelle della Grande Champagne,ma senza la loro eccezionale finezza.Le "Borderies":questo è il più piccolo dei sei crus, sono rotondi e profumati.I Fins Bois circondano i tre cru precedenti.Il Bons Bois produce eaux-de-vie che invecchiano rapidamente.Bois Terroir o Bois Ordinaires, hanno un carattere più rustico.Una nota da precisare è che la parola Champagne,in francese antico "Champaigne", deriva dal Latino "campania" che significa paese o in campo aperto (al contrario di aree boschive che erano invece le bois).

Parlami del consumo del cognac in questo periodo

Nel 2020 nel mondo sono state spedite 192 milioni di bottiglie e sono numeri in continua crescita. L’Italia si sta sempre più affacciando a questo genere di liquori (spirits ) ed il contributo degli educatori è molto importante per far conosce questo nobile distillato che non veste solo i panni di un distillato da consumare dopo cena ma è estremamente giovanile e versatile soprattutto nella miscelazione con la preparazione di cocktails e drinks.

Quali sono le nuove frontiere della miscelazione dei cocktails a base di cognac?

Oggi il Cognac ricopre un ruolo fondamentale nella miscelazione.Il nuovo ricettario IBA (International Bartender Association il cui neo eletto Presidente Italiano Giorgio Fadda) presenta diversi cocktail a base di cognac, c’è una ricerca continua di cocktail storici riproposti in chiave contemporanea che hanno come ingrediente di base il cognac, dato che è un distillato che riesce perfettamente a soddisfare tutti i palati, vestendo “come un abito di alta sartoria” ogni genere di cocktails, facendo riscoprire dei piaceri palatali unici, riconducendo il consumatore in un esperienza sensoriale sorprendente. E’ molto versatile dato che ogni cognac ha una sua personalità aiutando molto il barman nella preparazione ed esecuzione di cocktails.

Secondo te quali sono le prospettive future di questo affascinante distillato?

Sostenibilità: la priorità sarà crescere in modo sostenibile, nel rispetto del nostro ambiente, del nostro ecosistema. Il settore cognac è molto innovativo e attento alla formazione e al superamento delle sfide future.

Se volessimo stilare una classificazione del Cognac quali citeresti?

  • Tre Stelle o V.S: Minimo 2 anni d'invecchiamento
  • V.O. o V.S.O.P: Reserve Minimo 4 anni d'invecchiamento
  • Napoleon TRES RARE, EXCELLENCE: Minimo 6 anni d'invecchiamento
  • Hors d’Age o X.O: Minimo 10 anni d'invecchiamento
  • XXO EXTRA, EXTRA OLD: Minimo 14 anni d'invecchiamento

 Spiegaci praticamente , come si degusta il cognac? 

Bicchiere a “ballon” per distillati è da evitare.Sfatiamo qualche luogo comune,si è sempre pensato che il bicchiere in cui bere il cognac fosse il notissimo ballon in realtà il bicchiere a tulipano per cognac è quello raccomandato. E' importante ricordare che è il bicchiere a vestire il cognac.Il ballon ha un difetto, spesso è di dimensioni grandi offrendo al cognac una elevata superficie di evaporazione, quando si accosta il naso si è anestetizzati da un volume alcolico imponente che copre tutta la finezza del bouquet del distillato. Invece la forma leggermente chiusa del bicchiere a tulipano riesce a contenere gli aromi, che vengono poi rivelati gradualmente durante la degustazione.È molto importante l'impatto visivo.Bisogna ruotare delicatamente il bicchiere e osservare il colore, la limpidezza, la viscosità e le lacrime di questo distillato di vino molto delicato.Bisogna lasciare che le lacrime scendano lungo il lato del bicchiere e rivelino la sua limpidezza: cristallino, chiaro, torbido o velato. Quindi bisogna osservare il colore, da ambra chiaro a scuro, a seconda della sua età, origine, tipo di quercia utilizzata e carattere unico.l'Olfatto ha anche un ruolo importante.Il naso non si avvicina molto perché si rischia di anestetizzarlo. Portando il bicchiere al naso, si notano gli aromi più volatili, noti come il “primo naso”. Bisogna ruotare delicatamente e arieggiate il bicchiere per rilevare le caratteristiche olfattive chiave del Cognac, altrimenti noto come il suo "secondo naso". Questo rivela spesso note floreali o fruttate, come fiori di tiglio essiccati, fiori di vite, tralci di vite essiccati, uva appena spremuta, violetta o vaniglia.Il palato anche fa il suo lavoro.Bisogna bere un piccolo sorso di cognac, masticare ossigenando la cavità orale per rivelarne il carattere unico di questo eccezionale elisir.Quando il Cognac entra in contatto con la lingua e il palato, i suoi sapori stimoleranno le papille gustative e recettori, assorbendolo con rotondità, morbidezza, ricchezza, finezza, leggerezza.E' importante assaporarne le sensazioni mentre viaggiano dalla punta della lingua verso il retro della bocca, rilevando la dolcezza, il salato, la fresca acidità e l'amaro del Cognac nella sua eleganza e complessità aromatica uniche.

Se si volesse fare una degustazione di Cognac quali sceglieresti?

Frapin VSOP :Affascina a prima vista con la sua scintillante veste ambrata simbolo dell’affinamento in legno. Spicca un corredo aromatico intenso di frutta secca, piacevoli ritorni di vaniglia su uno sfondo di sentori di arancia. Gusto di bilanciata struttura, dotato di un persistente finale speziato di pepe e cannella.

J. Dupont art Nouveau Cognac:Seducente veste ambrata.Rivela un olfatto ricco e solare con note floreali di rosa, con leggeri richiami fruttati e vanigliati. L’attacco in bocca è ricco e ben strutturato, bilanciato da adeguata freschezza con note fruttate di pesca o frutta a polpa gialla, in chiusura riverberano vispi accenti agrumati, molto armonioso ed elegante.

Bache Gabrielsen Xo Fine Champagne Cognac :Affascinante nel suo luminoso manto rame brillante. Trama olfattiva invitante e intonata, con squilli di fiori, frutta secca, spezie e sussurri agrumati e mielati sul fondo. Un sorso che colpisce per la piacevolezza equilibrata dal finale lungo ed elegante.

Delamein pale e dry centenaire :per celebrare il 100 °anniversario di questo cognac, con una splendida veste ambrata molto chiaro con riflessi aranciati. Presenta una dotazione aromatica molto elegante espressa da inserti aromatici puliti di cedro, albicocca, pompelmo, fico fresco, uva passa e leggeri sbuffi di cuoio e presenza di rancio. Carezzevole al palato, molto coerente, ricco e di lunga persistenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando il mondo del drink incontra l'editoria : L'Ingegneria del menù

Domenico Maura, romano di nascita, si appassiona fin da piccolo al mondo del bar.Inizia la sua avventura nel mondo dell’hotellerie, alternando il lavoro a corsi di perfezionamento nel mondo del drink. La sua carriera comincia con diverse esperienze italiane e internazionali. Attualmente ricopre il ruolo di Consigliere Nazionale Aibes (Associazione Italiana Barmen e Sostenitori).Si occupa anche di formazione per l’Aibes e altri enti regionali ed è anche docente in un istituto alberghiero.Oggi ci racconta anche di una sua recente esperienza: aver scritto un libro dal titolo "L'ingegneria del menù".

Le Finestre di Parigi lo incontra:

Raccontami il tuo percorso professionale e quando hai iniziato a lavorare nel tuo settore

Era una passione nata fin da piccolo, ma inizialmente ho scelto un’altra scuola (Ragioneria, che poi mi è servita!), per poi riprendere il percorso del cuore. Ho conseguito anche il diploma di scuola alberghiera, ho frequentato tanti corsi e master per recuperare il prima possibile gli anni "persi". Ho iniziato in alcuni alberghi di categoria superiore a Pomezia, la cittadina dove vivevo, poi ho avuto esperienze all'estero in vari hotel di lusso per migliorare la conoscenza delle lingue straniere.

Com’è cambiato il mestiere rispetto a quando hai cominciato tu?

Non sono vecchissimo ma quando ho iniziato non c'erano cellulari e internet cominciava a fare i primi passi. Puoi capire quanto era più difficile reperire informazioni o tendenze nel mondo!Però c'erano più rapporti, dovevi telefonare o scrivere al collega che era a Londra o negli States e quelle chicche restavano tue per un pò di tempo! Oggi indubbiamente i "nuovi" barman hanno molte più possibilità di conoscere mode e tendenze nel mondo in pochissimo tempo, anzi quasi in contemporanea! Tutto è più veloce e rapido. Poi credo che manchi un pochino quel rispetto che invece quelli della mia generazione avevano per i "grandi maestri"

Oggi molti vogliono avvicinarsi al mondo del mixology,drink, non pensi ci siano anche dei rischi nel far diventare il mestiere “di moda”? che idee hai a proposito per salvaguardare questo settore?

Purtroppo a mio modesto avviso manca la voglia di fare gavetta! Un corso, anche ben fatto, e tutti pensano di essere un barman! Ma non basta saper fare cocktail, il "vero" barman è ben altro! Deve saper accogliere, ascoltare e saper far stare bene il cliente! Il cocktail, per quanto possa sembrare strano, è forse l'ultima cosa!

Cosa dev’essere per te un bar?

Il bar deve essere qualcosa di magico, per atmosfera e ambiente. Un luogo dove ogni cliente trovi il suo ambiente ideale e che abbia la giusta esperienza, che ripeto non è solo la bevanda! Oggi moltissimi sanno fare buoni drink, le bottigliere sono piene dei più rari prodotti, ma il cliente cerca altro! Cerca un momento speciale e il barman deve saper dargli quello, qualcosa per cui poi si affezioni e torni.

Come si conquista un cliente e motivarlo a ritornare?

Beh! quanto detto sopra!!! E poi non è vero che tutti i clienti sono uguali. In realtà ogni cliente è diverso, bisogna farlo sentire unico e dobbiamo essere bravi a capirlo (il barman è anche psicologo!!)

Qual è la tua città preferita nel mondo per bere e perchè?

In Italia sicuramente Milano, una città che offre veramente tantissimo e dove è possibile trovare di tutto, ma anche Roma ha fatto passi da gigante! Fuori Italia, Londra oggi forse la città più all'avanguardia, New York e Tokyo dove il fascino e l'eleganza orientale sono espressi ai massimi livelli anche nel bartending.

Com'è nata l'idea di scrivere il tuo libro “L’Ingegneria del menù’” e perché?

L'idea è nata durante il lockdown dello scorso anno! Ho tirato fuori tutto il materiale che avevo e che in parte utilizzavo per i corsi di management che svolgevo come docente e ho cominciato a scrivere. Volevo realizzare un libro diverso dedicato al mio mondo, il bar. Non un libro di cocktail o distillati, ma qualcosa che parlasse di un aspetto ancora poco esplorato, cioè la gestione di un bar! Perché molti ancora non focalizzano bene che il bar è un'impresa che come tutte deve dare degli utili e se non conosciamo come funziona il management non avremo mai un locale di "vero" successo! Ma volevo affrontare l'argomento rendendolo il più semplice possibile alla portata di tutti, Spero di esserci riuscito!

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al lettore che dovrà leggerlo?

L'unico messaggio è quello di sperare di aver creato qualcosa di utile per moltissimi ragazzi e non solo sull'approccio alla gestione di un bar all'interno di un prestigioso hotel, ma anche un piccolo bar di periferia che se gestito in maniera professionale, e non ci vuole tanto, avrà sicuramente più possibilità di avere i "conti in regola"

Che consigli ti sentiresti di dare a chi vuole intraprendere questo mestiere?

Che è un lavoro bellissimo, per me il più bello del mondo, ma che contempla anche tanti sacrifici. Di avere pazienza, imparare il più possibile (non basta un corso per essere barman), avere un’esperienza all'estero e non fermarsi mai! Avere tanta curiosità perché solo così si avrà sempre voglia di migliorarsi e apprendere sempre cose nuove!

Un vino “spensierato”: La CAPA FRESCA dei Fratelli Menduni de Rossi

 

“Capa Fresca” è una testa libera dai pensieri preoccupanti, sempre pronta a guardare la parte divertente in tutto ciò che accade. Leggerezza non vuol dire superficialità, ma è fondamentale quando si tratta di prendere delle decisioni importanti e i Fratelli Menduni de Rossi hanno creato il loro vino “spensierato” seguendo proprio questa “ebbrezza” che ha antiche radici. Parte la scelta di un progetto vinicolo innovativo, in cui i protagonisti sono la Falanghina del Sannio DOP e il Sannio DOP Aglianico, vini pensati e prodotti rispettando le tradizioni familiari, le salde radici, i vecchi ricordi e la natura. I fratelli Alberto, Attilio ed Enrico e quello acquisito Fabio, hanno rispettato ciò che il nonno aveva da sempre tramandato, cioè “fare il vino”. Un giorno rispolverando tra i ricordi del padre, i fratelli si sono ritrovati dinnanzi ad un oggetto di vecchia data ma colmo di ricordi ed emozioni, una pellicola “8 mm”. Spinti dalla curiosità decisero di convertirlo in formato digitale, in modo da poterlo visualizzare e così scoprirono tutto ciò che accadeva durante la vendemmia che curavano i loro nonni. Dal video si visualizza un giorno di festa, di allegria e di passione, dopo questa visione i fratelli hanno sentito un forte senso di appartenenza a quel meraviglioso passato, riassunto in una pellicola, un passato che avrebbero voluto fare rinascere. L’antenato Cesare acquistò nel 1585 un appezzamento di vigna, che nel tempo è stato utilizzato anche per la coltivazione di olive e di altri prodotti, fin quando il nonno Attilio, “la vera capa fresca“ della famiglia, decise di creare una propria etichetta, ritrovata proprio dove era stata rinvenuta la pellicola di 8mm. Sarà stato un segno del destino, ma è così che i fratelli hanno deciso di ripartire. Il progetto ha dato vita ai vini chiamati “Capa Fresca”, una espressione, spesso utilizzata dal padre nei confronti dei propri figli. “…tien’ a’capa fresca…” è una frase che racchiude una filosofia di vita: l’essere scherzoso, divertente, vivere con freschezza. Chi ha la “capa fresca” non evita i problemi o li nasconde, ma sa affrontarli con tutte le sue risorse. Il vino dei fratelli Menduni de Rossi è stata la giusta risposta!

Il territorio e le viti si trovano nel cuore del Sannio, sulle colline del Beneventano, attraversato dal fiume Calore e dal torrente Seneta. Su un’area collinare a circa 350 m sul livello del mare, con esposizione a sud, un terreno di natura calcarea argillosa. La produzione è nel rispetto dell’etichetta“DOP Denominazione d’Origine Protetta”. I vitigni sono due:

 

Falanghina del Sannio D.O.P. molto vigoroso, si vendemmia con modalità manuale in cassetta. Le uve sono vinificate con fermentazione in bianco, a temperatura controllata di circa 14-16 C°. Il vino che se ne ricava, è giovane, ma deciso, ha una straordinaria eleganza alla vista e all’olfatto; cristallino, di color giallino intenso e riflessi verdolini. Si assaporano delicati profumi di fiori, frutti e una leggera nota di lieviti di pasticceria. Si aggiunge un sapore di ginestra che rende la bocca fresca e sviluppa l’olfatto per godersi il sorso finale.

Sannio D.O.P. Aglianico, ha una maturazione molto tardiva, si vendemmia con modalità manuale in cassetta. Le uve vengono vinificate con fermentazione a temperatura controllata in autoclave di circa 22-24°C con macerazione delle vinacce. Il vino che se ne ricava ha un colore rubino intenso, sapore secco, un profumo floreale con note di frutta matura e spezie. A questo vino si aggiunge anche Il Sannio Aglianico Diciotto, dal colore rubino intenso, sottoposto ad un periodo di invecchiamento più lungo. Più profumato, con retrogusto di ciliegie e more, spezie, chiodi di garofano, pepe nero e note di cuoio e caffè. Un vino di carattere più morbido.

L’imballaggio dei vini rappresenta il vero biglietto da visita dell’azienda. Il logo è composto dal nome del vino “CAPA FRESCA “e da tre oggetti caratteristici. Il cavatappi casalingo,con le caratteristiche “ali” d’estrazione e l’anello in alto con la funzione di apribottiglie; Il galletto,simbolo della rinascita, del risveglio e dell’attività. Strettamente legato al sole, di cui annuncia il sorgere. Il tire-bouchon classico cavatappi essenziale. Decorano lo scatolo simboli e lettere, che si rincorrono l’un l’altro in un incrocio di onde e movimento per poi ritrovarsi al centro nel nome del vino.

 

…É una sfida ambiziosa che abbiamo accettato con la gioia e la leggerezza che ci ha spesso guidati nelle nostre scelte. Sarà anche per quello spirito giocoso che ci accompagna da sempre e che spesso costringeva nostro padre a esclamare:

”Voi tenete la capa fresca”… Fratelli Menduni de Rossi

 

http://www.vinimenduniderossi.it/

 

 

La Radio, La Disabilità, La Vita : Stefano Pietta

Stefano Pietta e la sua STERADIODJ

La Disabilità è Vita, mi piace iniziare la presentazione di Stefano Pietta proprio così, con questa frase detta da lui.Ci siamo “incontrati“ virtualmente sulla piu’ famosa piattaforma digitale per una piacevolissima chiacchierata live durante un torrido pomeriggio di fine luglio. Io a Roma e lui a Brescia, città dove è nato e vive.

Classe 1984 Stefano Pietta, ironizza sulla sua età definendosi un “ diversamente giovane”, nel 2013, ha creato ed aperto per hobby una sua web radio personale che conduce e gestisce da solo da casa, la radio  si chiama STERADIODJ www.steradiodj.it, è a flusso continuo, 24 ore su 24 tutti i giorni e tutte le notti. Come programmazione, alterna a sua scelta e piacere, momenti in diretta nei quali c'è musica, commenta notizie e realizza interviste a vari ospiti.I motivi per cui ha pensato di creare Steradiodj, sono principalmente due :Far conoscere la disabilità, l'inclusione ed il sociale.Scoprire sempre persone nuove e allargare le sue amicizie. Ci riesce benissimo! Tutti noi lo amiamo . Stefano nasce con una disabilità ecco perché per lui la “DISABILITA’ E’ VITA “, vive le sue giornate su quello che lui definisce il suo “Trono“ ossia la sedia a rotelle, già questo ci dice tanto di Stefano e della sua meravigliosa positività verso la vita. La sua famiglia lo aiuta nei bisogni primari ma è proprio grazie ad una tastiera di pc e uno smartphone che riesce a “vivere” la sua vita,a connettersi al mondo, per lui la tecnologia e i social sono sempre stati fondamentali per interagire.La sua radio nasce proprio con l’intento di commentare le notizie legate all’attualità ma anche al mondo disabile che grazie alla dolcezza di  Stefano diventa un argomento da voler scoprire sempre più a fondo senza imbarazzi. Alterna la sua programmazione con della musica, scelta da lui, la sua preferita è il POP, ma essendo in continuo contatto con i suoi followers tramite i canali social asseconda sempre le richieste degli ascoltatori.Le dirette sono alternate da una programmazione in automatico. La radio, questo bellissimo mondo, da sempre trasmette qualcosa di speciale rispetto ad altri mezzi di comunicazione e Stefano, che si immedesima nell’ascoltatore, sa che quest’ultimo lavora di "fantasia" di "immaginazione ", elementi importanti. La sola voce dello speaker attiva la curiosità non vedendo chi c’è al di là della radio ma solo ascoltandolo.I programmi principali sviluppati nella sua radio si concentrano su due rubriche. La prima tratta delle problematiche dei minori, in collaborazione con un amico giornalista. La seconda, insieme ad una sua amica disabile, atleta e modella, tratta di “unicità” a 360 gradi.I programmi futuri di Stefano sono vari, ha tante idee e progetti, è una persona piena di iniziative meravigliose. A breve avvierà una rubrica insieme ad un’amica dove si parlerà del mondo femminile a 360 gradi, a turno un’ospite donna proveniente da qualsiasi campo e ambito si racconterà. Alla mia domanda di “Cosa vorrebbe comunicare in radio che nella vita gli risulta difficile ”, Stefano mi risponde che la radio lo ha aiutato e lo aiuta ancora a vincere delle timidezze, ma è stata fondamentale per abbattere delle barriere.Consiglia a chi vorrebbe creare una web radio di avere tanto tempo a disposizione e tanta passione e tenacia,soprattutto se si è da soli come nel suo caso. Divertirsi è fondamentale anche perché gli speaker radiofonici, essendo sempre “da soli”con il loro microfono devono saper esorcizzare questa solitudine.La Disabilità vista dagli altri secondo Stefano è ancora qualcosa su cui lavorare. L’aspetto della sessualità e della vita intima sono ancora dei tabu’ per molti, invece secondo lui entrambe sono normali (con le dovute difficoltà ovviamente).Su tutto c’è ancora un po’ di pregiudizio, forse non più’ come anni fa in cui essere su una sedia a rotelle veniva visto come qualcosa di molto strano, per fortuna l’accettazione di un disabile è cresciuta rispetto a prima.Se si volesse spiegare il termine “Disabilità” ad un bambino,la risposta di Stefano è “Fare le cose in modo diverso”…una frase che dice tutto.Un bellissimo concetto di Stefano che ho fatto mio fin dalla nostra prima telefonata è “Sono felice della mia disabilità”, per lui questa condizione è fondamentale nella sua vita. Essendo nato così non ha avuto difficoltà ad accettarsi, più difficile sarebbe stato se ci fosse diventato in seguito.Dipende molto anche dal carattere della persona, bisogna essere forti, positivi, solo così si vive bene la disabilità. Stefano ama la sua condizione perché E’ VITA ! Nato prematuro, avrebbe potuto morire, e invece no, il trauma post parto lo ha reso disabile ma VIVO.Bisognerebbe far conoscere di più’ questo concetto ai disabili che non accettano la loro condizione e a chi,stupidamente, li vede come “diversi”.Per una famiglia con un figlio disabile il consiglio di Stefano è di vivere la vita, senza limitazioni, senza timori e paure del giudizio altrui, isolando il figlio in casa e proteggendolo ingiustamente lo danneggerebbe, così come danneggerebbe la famiglia e la società stessa che si arricchisce enormemente grazie ai disabili.La giornata tipo di Stefano è svegliarsi la mattina, prepararsi(con l’aiuto dei genitori), poi per 4 ore mattutine lavora per un’azienda in telelavoro e il pomeriggio il suo tempo è dedicato interamente alla radio. Volontario Onorario di Brescia della Croce Rossa Italiana che segue anche per la sua radio, una vita attivissima anche socialmente, con amici, seppur pochi perché quelli veri con la A maiuscola si contano.Grazie ai social networks Stefano è riuscito a conoscere tante persone che poi ha incontrato personalmente.

Stefano mi saluta con un bellissimo messaggio: Tutti abbiamo momenti tristi e dolorosi, ma per superarli bisogna porsi degli obiettivi che aiutano la vita quotidiana. Non abbattersi e reagire con positività alle avversità. Vivere la Vita perchè ci riserva sempre delle belle e brutte sorprese. I dolori sono sempre un momento di crescita.

Grazie Stefano….durante la nostra chiacchierata ho incontrato degli occhi dolci, un sorriso rassicurante, tante vibrazioni positive ed emozioni mi hanno permesso di conoscere una persona meravigliosa, che tutti noi dovremmo incontrare almeno una volta nella vita. Dopo la nostra chiacchierata mi sono sentita arricchita, serena e in pace.

 

I profumi di Mami Takahashi : un ponte tra il Giappone e la città di Grasse

Mami Takahashi e i suoi profumi.

Qualche tempo fa a Parigi, durante una mostra di arte giapponese in un'affascinante galleria d'arte nel Marais, ebbi il piacere di conoscere l'artista che stava esponendo le sue bellissime opere accompagnata da sua figlia Mami Takahashi.Da allora siamo sempre rimaste in contatto e anche se il Giappone è lontano dall'Italia e dalla Francia, esiste un ponte, indistruttibile, che è quello dell'amicizia.Questo ponte ci ha permesso di restare sempre in contatto nella speranza di rivederci, in Giappone, Francia o Italia.

Mami Takahashi vive a Matsuyama City, nella prefettura di Ehime, nel nord-ovest di
Shikoku, una delle quattro isole principali del Giappone, un'isola molto famosa per gli agrumi.Mami è una creatrice esperta di profumi "Aroma".Il suo lavoro e la sua passione le permettono di creare originali profumi su misura utilizzando solo fragranze naturali.Organizza lezioni sulla miscelazione dei profumi sia per gruppi che individuali, proprio per rispettare il gusto e la personalità di chi ha voglia di avvicinarsi all'affascinante mondo dei profumi creandone uno tutto suo.Ci sono 400 tipi di fragranze naturali nel mondo, circa 80 olii essenziali disponibili per organizzare sessioni di studio su misura.Il ruolo di Mami è quello di aiutare a scegliere, tramite la sua consulenza, l'olio essenziale che metterà in evidenza quello che di speciale e particolare esiste nella persona, per poi crearne il profumo.Alla fine Mami scriverà anche un report sul profumo prescelto e creato appositamente per la persona a cui verrà inviato.

◆ Cosa propone Mami Takahashi?

Vorrebbe organizzare una lezione di profumo aromatico personalizzata nella deliziosa città di Grasse, nel sud della Francia, che lei ama molto e che da sempre è considerata la capitale mondiale del profumo.Durante la lezione presenterà 10 tipi selezionati di olii. Chi parteciperà selezionerà gli olii e creerà un profumo aromatico destinato solo ed esclusivamente a quella persona.Una volta creato il profumo aromatico da 15 ml, lo si portera' a casa, con la soddisfazione di avere creato un profumo davvero personalizzato.

◆ Che cos'è "Aroma Profumi"?

Aroma Profumi è stata brevettata da The Japan Association of
Aroma Parfum.Ci sono due punti chiave quando si usa il termine Aroma Parfum.
Il primo punto, è che il profumo è naturale al 100% perché si usano
solo essenze naturali. Il secondo punto è l'aspetto più importante e unico
di Aroma Parfum.Il metodo che Mami utilizza considera l'estensione, la forma, l'ambiente,
e la storia delle piante.Durante la lezione si potranno avere tutte le informazioni di come vivono le piante da cui i profumi derivano e tutta l'energia che loro emanano.Un profumo nasconde sempre un bel messaggio che stimolerà il cervello e creerà una magia meravigliosa.

◆ I Materiali

Se i materiali non sono di qualità, non è possibile creare un buon profumo.
Si creerà il Profumo di Aroma usando Green Breath che è stato importato direttamente dalla Francia, sono olii essenziali di altissima qualità.

◆ Informazioni

I profumi disponibili in commercio impiegano da 1 a 6 ore per raggiungere la nota di base.
Aroma può raggiungere la nota di base in circa 5 minuti.Poiché Aroma è una fragranza naturale, il profumo scompare completamente in circa un'ora.Che la fragranza non duri a lungo può essere vista come uno svantaggio.Tuttavia, poiché il profumo Aroma scompare in un'ora, è anche un vantaggio per Aroma che la persona  possa cambiare profumo a seconda del proprio stato d'animo

◆ Lezione di 3 ore :  Introduzione / Cosa è Aroma e i suoi profumi /Che cosa è Green Breath /Nota di base superiore, centrale /Introduzione di 10 tipi selezionati di olii/Come si fondono /Creare un profumo aromatico per la persona (15 ml).Il costo della lezione di base è di 80 Euro incluso materiale didattico per persona.Se si utilizzano olii essenziali rari e costosi come rosa e gelsomino,il costo della lezione sarà di oltre 80 Euro.C'è anche la possibilità di una lezione della durata di 90 minuti:Introdurre 6 tipi selezionati di olii/Creare un profumo aromatico per la persona (10 ml).Il costo della lezione di base è di 40 Euro incluso materiale didattico per persona.Se si utilizzano olii essenziali rari e costosi come rosa e gelsomino,il costo della lezione sarà superiore a 40 euro.

 

◆ Perchè Mami Takahashi ha scelto Grasse?


Grasse è la capitale mondiale del profumo.Ci sono molte fabbriche di profumi come
Galimard, Fragonard e Maolinard.Tempo fa Mami aveva partecipato a un seminario alla Galimard e aveva creato il suo profumo.Rose de Mai ( La Rosa di Maggio) è molto conosciuta, ed è noto che sia stata utilizzata per il famoso profumo Chanel n.5 che è nato proprio a Grasse.La Maison Chanel ha un campo esclusivo di rose a Grasse.Quindi Mami vorrebbe introdurre la rosa, il gelsomino e così via, che è legato a Grasse.Ovviamente non si puo' usare Rose de Mai che è destinato a Chanel e che è comunque molto raro e troppo costoso.

Speriamo che la città di Grasse accolga questa interessante proposta di Mami Takahashi,far conoscere questi suoi meravigliosi profumi " Aroma" e creare un  ponte " profumato " tra il Giappone e la Francia...

Abitanti di Grasse...siete pronti? 

 

Mami Takahashi
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(一 社) 日本 ア ロ マ パ ル フ ァ ン ヌ 協会 認定 教室
~ 愛媛 教室 / 大阪 教室 / 福岡 教室 ~
Aroma Parfumne Mami
調 香 師 / ア ロ マ 空間 デ ザ イ ナ ー 髙 橋 真 美
H P : https: //www.aroma-mami.com
ブ ロ グ: https: //ameblo.jp/aroma94mami3/
メ ー ル: aroma.mamit@gmail.com
連絡 先: 090-4785-1039

David Boileau : l'ambasciatore del Cognac

DAVID BOILEAU
Ambassadeur du Cognac

T. +33 (0)5 45 35 60 42 / M. +33 (0)6 85 02 77 59
Département Communication
Bureau National Interprofessionnel du Cognac
23 allées Bernard Guionnet - BP 90018 - 16101 Cognac Cedex - France

Un giorno il mio amico, Luca Di Francia, sommelier e bar manager in uno degli alberghi piu' belli di Roma mi parlo' di questo affascinante mondo dei distillati di cui il Cognac ne è il Re.Un distillato elegante, raffinato, ricco di storia e tradizioni.Da sempre sono una appassionata del vino in tutte le sue espressioni, nazionali ed internazional,ma il mondo del Cognac mi ha sempre affascinato.Un giorno ho assistito ad una diretta instagram in cui due grandi esperti,il francese David Boileau, Ambassador del Cognac e Luca Di Francia, Cognac Educator si confrontarono in una bella chiacchierata virtuale , che coinvolse tanti followers, che in quel momento si erano connessi ad ascoltarli, come me! un pubblico di neofiti ed esperti .Fu bellissimo e da allora decisi di scoprire qualcosa di piu'.Ringrazio David Boileau per aver dedicato il suo tempo rispondendo alle mie domande per farmi scoprire questo mondo così affascinante del Cognac.

Ecco la mia intervista online.

Domanda : Raccontami un po 'di te e della tua passione per il Cognac. Quando hai iniziato? Parlami un po' della regione del Cognac.

Risposta : Sono nato proprio a Cognac, quindi direi che la mia passione è iniziata molto presto, ma sono sempre stato interessato a questo universo molto affascinante.Fin dalla mia infanzia, ho avuto molti amici i cui genitori erano viticoltori o hanno lavorato per case che producevano cognac.Successivamente, ho studiato la storia e mi sono particolarmente interessato alle origini del commercio del cognac, in particolare all'inizio del 17 secolo.Dopo un'esperienza nel settore della vendita al dettaglio per 7 anni, ho avuto l'opportunità di unirmi al BNIC come ambasciatore del Cognac.Da quel giorno, continuo a scoprire cose nuove su questo incredibile distillato!Cognac è ​​una magnifica regione con paesaggi molto vari, è ​​anche una tranquilla città di provincia di meno di 20.000 abitanti dove la vita è di buona qualità.Il fiume Charente attraversa l'intera regione di produzione e sfocia nell'Oceano Atlantico.È inoltre la navigabilità di questo fiume dal Medioevo che ha reso nota la città di Cognac, all'epoca era conosciuta per essere un granaio di sale.

Domanda : Qual è la differenza tra brandy e cognac?

Risposta : Ci sono diverse differenze,ciò che li unisce è la stessa materia prima utilizzata ossia il vino.Per il resto,ci sono molte regole: una selezione limitata di varietà di uve bianche (la principale è Ugni Blanc).Le uve devono provenire esclusivamente dalla regione delimitata dal decreto del 1909.Il vino ottenuto dopo la fermentazione deve essere distillato in un alambicco di rame col processo di distillazione discontinuo vale a dire duplice distillazione. L'acquavite incolore ottenuta alla fine è composta per il 72% da alcol ed è limpida come l'acqua.Infine, per rivendicare la denominazione Cognac, questa acquavite deve invecchiare almeno 2 anni in legno di rovere e in magazzini chiamati chai.

Domanda : Quanto dura un cognac?

Risposta : A lungo !A differenza del vino, il cognac non invecchia in bottiglia.L'intero processo di invecchiamento avviene lentamente, a contatto con il legno, nell'umida atmosfera di una cantina. È solo dopo una lenta maturazione che le acqueviti vengono assemblate per creare un equilibrio perfetto.Questa fase dell'assemblaggio è affidata al maestro di cantina che ha l'importante missione di ricreare gli stessi gusti, gli stessi profili aromatici.Sono un po 'come i nostri profumieri, come loro, lavorano molto con il naso.Per tornare alla conservazione del cognac, bisogna evitare di tenere la bottiglia in posizione orizzontale e di non esporla alla luce. In queste condizioni, si puo' conservare per molti mesi.

Domanda : Qual è il miglior cognac secondo te?

Risposta : Ottima domanda! Direi che il cognac migliore è quello che si preferisce.Quello che ti piacerebbe scoprire o condividere con i tuoi amici.Dire migliore per me rimane troppo soggettivo, i nostri gusti, le nostre abitudini, i nostri parametri di riferimento sono così diversi che è impossibile per me dire che uno è migliore di un altro.Dirò di più, che preferisco ad esempio quello per la sua freschezza e quello per i suoi aromi di frutta candita o per la sua rotondità.Quindi, secondo le nostre aspettative, avremo giudizi molto diversi e questo è normale.

 

Domanda : Come bere il cognac?

Risposta : Con un amico o due. Ma per esseri seri, quando vuoi assaggiare il cognac puro, dovresti preferire un bicchiere a forma di tulipano.Sarà quindi più facile accedere agli aromi rispetto a un tradizionale bicchiere a ballon.Un altro errore che facciamo spesso è riscaldare il cognac ... più lo riscaldiamo, più rilasceremo l'alcool, quindi non ha senso farlo! La temperatura ideale è tra 18 e 20 gradi.Per le persone che immaginano il cognac sia troppo forte, un cocktail può essere un modo più semplice per scoprirlo.

 

Domanda :  Se vuoi spiegarmi passo dopo passo la degustazione di cognac, come sarebbe ?

Risposta : Per apprezzare gli aromi del cognac, devi scegliere il bicchiere ideale.Come detto prima, la forma del bicchiere a tulipano è perfetta.Altrimenti, un bicchiere dritto, tipo INAO può andare bene.Non è necessario riempire il bicchiere, 2 cl saranno sufficienti.Non scuotere il bicchiere, più lo scuoti e più sarà alcolico.Avvicina delicatamente il bicchiere al naso e inizia ad annusarlo delicatamente.Rimuovi il bicchiere e ripeti l'operazione più volte.Pertanto, sarai in grado di rilevare gradualmente le diverse fragranze che offre il tuo cognac.Sarai quindi in grado di assaggiarlo. Ancora una volta, dobbiamo dimenticare i nostri parametri di riferimento sul vino.Fai un sorso molto piccolo di cognac che ti rotolerà in bocca per dieci secondi mantenendo la bocca chiusa.A poco a poco, la tua saliva diluirà il cognac, quindi non avrai quella sensazione di bruciore che a volte proviamo.Un altro consiglio: non è necessario " sbriciolare" il cognac, immettere aria in bocca può rendere il cognac molto più potente, piu' forte ...

 

Domanda : Quale frutto c'è nel cognac?

Risposta : Il frutto originale del cognac è ​​l'uva. Le diverse fasi del suo sviluppo porteranno una quantità incredibile! Dalla frutta fresca (pesca, albicocca, mango ...) alla frutta candita (fico secco, ribes, prugna secca) attraverso la marmellata (agrumi, frutta rossa, ...), la tavolozza aromatica del cognac è ​​infinita!

 

Domanda : Qual è la differenza tra cognac e armagnac?

Risposta :Ci sono diverse differenze:I territori di Cognac e Armagnac, entrambi nella regione della Nuova Aquitania, sono separati da circa 300 chilometri, con differenze nel suolo.Sotto l'Armagnac, ci sono sabbie di quarzo fine, sedimenti continentali e fluviali e argilla silicea.Nel sottosuolo del Cognac ci sono prevalentemente argilla e calcare.Le dimensioni del vigneto: circa 4.500 ettari per Armagnac, 75.000 ettari per Cognac.Distillazione: doppia in un alambicco charentais per il cognac e continua per l' Armagnac.Invecchiamento: è possibile trovare Armagnac bianchi non maturi. Il cognac richiede almeno 2 anni di invecchiamento.

 

Domanda: Hennessy Cognac, come berlo?

Risposta: Come la maggior parte delle marche di cognac, Hennessy Cognac offre una gamma di cognac con profili molto diversi.Grazie a questa incredibile offerta, seduce i consumatori di tutto il mondo.

 

Domanda :Perché riscaldare un cognac?

Risposta : È importante non riscaldarlo!È un'abitudine che molte persone hanno purtroppo mantenuto.Quando le case non erano ben riscaldate, i distillati erano spesso molto freddi.Questo è il motivo per cui in passato abbiamo usato un bicchiere a forma di ballon che abbiamo scaldato nel palmo della mano. Oggi è inutile!

 

Domanda :Qual è il cognac più costoso?

Risposta: Credo che sia una bottiglia della casa Dudognon Henri IV Heritage (2 milioni di euro)

 

Domanda: Quale cognac ideale per un cocktail?

Risposta: Preferibilmente un giovane cognac (tipo VS o VSOP).Ma non è vietato usare cognac più vecchi.Direi che è la sensibilità del barista che lo porterà a scegliere i cognac i cui profili si abbinano perfettamente allo stile di cocktail che desidera offrire ai suoi clienti.

 

Domanda : Quale cognac adatto per digerire?

Risposta:Anche se parliamo spesso di digestivo, non penso che il cognac, come l'insieme dei distillati, abbia virtù medicinali.Resta il fatto che alcune gocce di cognac dopo un pasto offrono un piacere incredibile!

 

Domanda : Qual è la composizione del cognac?

Risposta: Il cognac è ​​ottenuto al 100% dai vigneti della nostra regione, il vino sapientemente distillato si concentrerà nell'acquavite(9 litri di vino per 1 litro di acquavite)prima di migliorare pazientemente nell'oscurità delle cantine, per ottenere ricchezza aromatica grazie al naturale contributo del legno di quercia.

Domanda : Come bere un cognac che è più costoso di altri?

Risposta: Per i cognac più anziani, bisogna prendere  ​​tempo per assaggiarli.Si consiglia inoltre di servirli qualche minuto prima della degustazione.Una volta che hai il bicchiere in mano, bisogna trovare il ​​tempo per "assaggiare" il profumo, la degustazione olfattiva è importante. Questi sono dei veri profumi da sentire.Sarà necessario un po 'di tempo per esprimere tutta la profondità dei loro aromi.

 

Domanda : Quando bere il cognac?

Risposta :In qualsiasi momento, si dice che c'è un cognac per ogni ora.Non ci sono davvero regole La cosa più importante è saper apprezzarlo (sempre con moderazione) ma soprattutto condividerlo.

 

Domanda :Il cognac è ​​invecchiato in bottiglia?

Risposta :No, come tutti gli alcolici e diversamente dai vini, il cognac non invecchia in bottiglia.Durante la miscelazione l'obiettivo del maestro di cantina è di creare il perfetto equilibrio tra aroma, finezza, morbidezza, durata nella bocca ... Un qualcosa che caratterizzerà il cognac per tutta la sua vita.

 

Domanda :Quale uva si sceglie per il cognac?

Risposta : Uva Bianca obbligatoria.Un vitigno in particolare : Ugni blanc (trebbiano toscano) che rappresenta il 98% dei vitigni.Alcuni vitigni complementari: Folle Blanche, Colombard, Montils.

 

 

La leggenda della Tour D'Argent e André Terrail

Foto scattata nel salone della Tour D'Argent
copyright @André Terrail

 
 Ogni torre ha la sua leggenda e quella della Tour D’Argent non manca mai di stupire ed affascinare chi vi entra,almeno per una volta, resta da sempre un culto a Parigi. Per chi non la conoscesse la Tour d'Argent è un ristorante francese nel 5 ° arrondissement di Parigi, spesso citato come uno dei più antichi d’Europa.Fondato nel 1582 è situato al 15-17, quai de la Tournelle (all'angolo di rue du Cardinal-Lemoine), è particolarmente noto per la vista panoramica che offre sulla Senna e sulla cattedrale di Notre-Dame de Paris,a pochi passi dall’incantevole isolotto di Parigi : L’Ile Saint Louis.
 
Ho avuto il piacere di conoscere ed intervistare André Terrail, la terza generazione proprietaria di questo luogo magico a Parigi.Suo nonno acquistò la Tour d’Argent nel 1914.Un imprenditore instancabile, unendo la Tour a diversi altri investimenti immobiliari di prestigio a Parigi e non solo.Nel 1947, André Terrail passò le redini a suo figlio Claude.Sotto la sua guida, fu aperto un secondo ristorante a Tokyo, mentre La Tour di Parigi  sotto di lui celebrò il suo 400 ° anniversario e subì numerosi sviluppi mantenendola ai massimi livelli della gastronomia mondiale.Il suo motto era : "Non c'è niente di più grave del piacere". Scomparso nel 2006, suo figlio André continua oggi la storia di questa grande casa.
 
Il giovane André Terrail è entrato a far parte dell'azienda di famiglia nel 2003 e ha succeduto a suo padre proprio nel 2006. Ha così iniziato un nuovo capitolo nella storia illustre della Tour d’Argent. Nel soddisfare le aspettative dei clienti più esigenti, si impegna a rispettare il suo patrimonio, le sue tradizioni, la sua storia ma con un tocco di novità, dovuto proprio alla sua giovane età. Fa affidamento su un team di grandi professionisti per abbracciare lo spirito del suo tempo e proiettarsi al futuro. 
 
André Terrail, mi accoglie all’ingresso della Tour d’Argent, in un elegante salone dall’arredamento caldo, proprio quello che ci vuole in una fredda mattina di gennaio.Con un viso dolce e rassicurante,mi racconta un po’ di lui.
 
Gli pongo diverse domande per entrare nello specifico. Il successo della Tour D’Argent, mi dice, è dovuto alla forte tradizione familiare.Lui è la terza generazione, dopo il nonno e il padre e questo vuol dire tanto per Parigi e la Francia.Oggi non è facile trovare delle aziende che sopravvivono per così tanto tempo e soprattutto sono purtroppo vittime dei cambiamenti.Della solida tradizione familiare, ne è fiero e contento.Mantenere alto il nome della sua famiglia è il suo obiettivo e ci riesce molto bene.Per descrivere la Tour D’Argent in poche e semplici parole, mi risponde che è il luogo dove si può’ ammirare la più’ bella vista di Parigi, sembra davvero una finestra a 360 gradi sulla città, una location unica ed è questo uno dei tanti punti della loro forza e richiesta.Il piatto tipico che viene preparato da sempre qui alla Tour è la famosa  "Anatra Numerata", questa è una specialità che il cliente apprezza molto perché è un qualcosa di prestigioso ed ottimo, poi servita con un numero la rende ancora piu’ speciale, come se ci fosse il nome del cliente.André Terrail ama da sempre questa attività perché ama il contatto con il cliente, ama conoscerli ed incontrarli durante le ore del pranzo e della cena, un tocco in più’ che rende questo luogo unico, come un padrone di casa che accoglie i suoi ospiti ad ogni arrivo e partenza.Aver aperto anche la Tour a Tokyo ha significato molto per lui, un legame importante e storico con il Giappone creato da suo padre e che è importante mantenere, per consolidare sempre di più’ il legame tra i due paesi, le due culture culinarie.Ma il giovane André Terrail ha anche apportato dei piccoli cambiamenti, come un allestimento diverso dei tavoli ad esempio, oppure gli chef che sono in continua evoluzione, giovani ed intraprendenti, e poi il digitale, per lui fondamentale.E’ molto attivo sul suo profilo Instagram ad esempio, informando i clienti circa le pietanze e le novità della Tour, per lui essere “ online “ attivamente oggi è importante.Alla mia domanda di quale sia un piatto nuovo introdotto di recente, mi risponde “ Fontainebleau au caviar “oppure la “ crepe mademoiselle”..Sono eccezionali.Definisce la sua Tour un ristorante non più' classico, ma neo classico grazie ad un' equipe totale di 28 persone che lo supportano.Concludo questo piacevole incontro chiedendogli quale sia la sua giornata tipo.Mi risponde che la comincia molto presto al lavoro,prima delle otto è già alla Tour.Cerca se possibile di essere presente al pranzo per incontrare gli ospiti,ci sono poi sempre nuove cose da gustare e lui ama scoprirle e sperimentarle.Il pomeriggio è dedicato agli appuntamenti fuori, è molto attivo nelle scuole di hotellerie di Francia e altre organizzazioni legate alla ristorazione e al turismo.La sera rientra alla Torre in attesa dei suoi nuovi clienti da incontrare.Un grande sportivo, pratica tennis, boxing, corsa, pesca.Un grande viaggiatore, con due animi, quello finlandese ,della madre, che lo spinge ad essere preciso, rigoroso, attento e amante della natura.Quello francese, del padre,  più’ aperto, energico e conviviale…” vif” come dicono in Francia 
 
Grazie André Terrail
 

Alexandra Zakharova e Ekaterina Igorevna : due artiste a confronto

@copyright Alexandra Zakharova-Ekaterina Igorevna


In un freddo pomeriggio di gennaio, accanto alla fiamma di un camino, nel cuore della Rive Gauche di Parigi, ho avuto il piacere e l’onore di intervistare due artiste internazionali a Parigi, Alexandra Zakharova e Ekaterina Igorevna.Ognuna con la propria storia, il proprio passato, le proprie emozioni da condividere, sorseggiando una cioccolata calda, sono entrata nel loro mondo di donne ed artiste.Un piacevolissimo incontro, in cui è nata una bella intesa e che ricordero' con immenso piacere.

Alexandra Zakharova, nata in Ucraina, è un’artista poliedrica e giornalista che lavora nel mondo della fotografia,video,musica e pittura.Ha iniziato prestissimo ad affacciarsi al mondo dell'arte anche per cercare delle risposte agli avvenimenti della sua vita, non sempre felici, a volte i dolori spingono a cercare delle risposte e l'arte spesso le trova. Alexandra è un'artista internazionale, viaggia tantissimo, per lavoro e per passione, con una compagna di viaggio immancabile ed insostituibile : la sua macchina fotografica, che le permette di catturare emozioni negli scatti.La Fotografia è infatti un aspetto importante nel suo percorso artistico. Adora la storia e il Rinascimento, ecco perchè ama Firenze e le città che le permettono di aprirsi all'arte di quel periodo.Da sempre concentrata nello sviluppo sostenibile e i diritti umani, aspetti che la sua arte esprime in pieno.Ha studiato scienze sociali e critica d’arte e lavora in tutto il mondo (Africa, Indonesia, Europa e Giappone) sfruttando le sue conoscenze di project management, arte e sviluppo sostenibile. Ha lavorato anche come giornalista indipendente a Salonicco (Grecia) con un campo di trasferimento di rifugiati siriani.Inoltre, è stata selezionata come delegata dell'UNESCO per la pace e lo sviluppo sostenibile.Il suo motto nel lavoro è: "Ars longa, vita brevis" (L'arte è lunga, la vita è breve). Ha lavorato come artista per diversi gruppi internazionali e come fotografo pubblicitario nell'industria musicale.Davvero un’artista dalle mille sfaccettature.Tante sono le sue esposizioni a Parigi e all'estero e diversi sono i premi che ha ricevuto per le sue molteplici attività.La sua arte si riassume sì nella già citata Fotografia ma anche nella pittura con opere che sono " pezzi di natura ", utilizza ad esempio delle foglie incollate su una tela, per creare le sue opere.La natura e il suo rispetto sono elementi importanti.L'aspetto sociologico della sua personalità è il filo conduttore della sua arte, interessata ai cambiamenti climatici e al rispetto della natura fanno sì che la sua arte diventi un dialogo continuo, a volte possiamo anche non parlare ma "fare arte", e questo risulta essere il linguaggio piu' compreso e veloce.Ama suonare il piano, danzare il tango, praticare Yoga e meditazione, tutto cio' sicuramente influenza la sua arte perchè esse stesse sono arti per il corpo e lo spirito e permettono di comunicare con un linguaggio non verbale.Usa i social e il suo sito per farsi conoscere e per trasmettere il suo messaggio artistico.( Per visitare l'artista online : https://www.phoza.net/ )
 
 
Ekaterina Igorevna, è un'artista che si esprime in nome di un ricamo molto particolare ( la "broderie" in francese).Ha iniziato a ricamare molto presto, per passione, ma anche per la sua storia familiare, ricama da 20 anni.Sta lavorando per riabilitare la broderie come una vera e propria arte.Lei proviene dalla regione di Krasnodar, vicino al Mar Nero, qui dove il ricamo è molto presente, ma è soprattutto il suo animo che l'ha spinta a ricamare.Anche lei, ha iniziato questa arte per colmare un vuoto interno personale, derivato da delle perdite importanti ed anche lei nell'arte ha cercato e cerca delle risposte e un conforto. A poco a poco, ha iniziato a ricamare direttamente sulla tela, iniziando il tutto come un hobby avvincente, "qualcosa di intimo", non aveva intenzione di diventare un'artista, ha avuto questa idea due anni fa, dopo essersi laureata all'università.Usa sfondi dorati come promemoria dell'arte bizantina,le sue opere, come i dipinti, sono sempre incorniciate, sviluppa il lato sensuale del punto croce, giocando con trame e materiali e ama molto i colori, che sono anche quelli della sua anima.La sua arte è nata dal dolore, la sua arte è una compagna e riempie il vuoto lasciato dal padre "scomparso" senza dare notizie per dieci anni.Il ricamo arriva come una rivelazione, una preghiera, un amore e così l’artista ha riempito questo vuoto con piccoli punti croce ricamati.Completando la tela, ha guarito il suo cuore e la sua anima. L'opera non proviene da un pezzo di tela ma dall'interno profondo, il suo. La sua broderie è nata da una necessità interiore tramite due strumenti : le sue mani e da un filo, questa energia dei due elementi genera il suo quadro.Ne ha bisogno, è più forte di lei. Ekaterina ci invita a fermare la sua folle corsa, la nostra folle corsa verso un obiettivo.Ci invita ad immergerci nel romanticismo del ricamo.L'arte è nel creatore ma anche negli occhi che sanno riconoscerla.Anche lei appassionata del Rinascimento, della sua arte e delle sue sculture.Parla del ricamo come un'arte importante, ma anche come un movimento d'amore che unisce il vuoto, la distruzione, la confusione, la fusione. Lei ha bisogno del ricamo per esprimersi.Migliora la sua visibilità tramite il suo account Instagram e i social dove ci aggiorna circa il suo lavoro, le sue opere e le esposizioni.(Per visitare l'artista online:https://www.ekaterinaigorevna.com/)
 
 
Le due artiste hanno scelto Parigi per vivere ed operare la loro arte.Per Alexandra è stata lei stessa a scegliere questa città,bella,affascinante e piena di opportunità, ha anche preso la cittadinaza francese.Per Ekaterina è stata Parigi a scegliere lei, la vita e le circostanze hanno portato tutta la famiglia a lasciare la Russia per rifugiarsi a Parigi, una città che ha amato da subito e che ama ancora molto.Per entrambe Parigi è una città meravigliosa, piena di opportunità dove poter esprimere a pieno la loro arte e hanno tanti progetti futuri da realizzare,anche insieme. Alexandra vorrà continuare con i suoi viaggi e la sua arte in giro per il mondo ed Ekaterina cercando di far conoscere sempre di piu' la broderie come una vera e propria arte, perchè la broderie non è un semplice "ricamo della nonna" ma molto di piu'.Sarebbe importante inserire la broderie anche nel mondo della moda, prossimamente parteciperà ad un evento per dimostrare che il ricamo può’ farne parte.Sicuramente restare a Parigi per entrambe è importante, un crocevia di internazioanlità ed opportunità a livello artistico.Organizzano varie esposizioni con vernissage di successo, dove il pubblico francese ed internazionale, di ogni età ed estrazione, accorre numeroso.Alla mia domanda su quale consiglio darebbero a chi volesse iniziare a diventare un'artista a Parigi, come hanno fatto loro, entrambe confermano degli aspetti importanti : la passione, l'amore per quello che si fa ma anche il sacrificio e l'essere realisti,nulla è facile, bisogna lottare e combattere per farsi riconoscere ed accettare anche gli aspetti negativi che posso presentarsi...ma mai mollare !
 
Poi iniziamo a parlare di emozioni, di amore , ma questa è un'altra storia...
 
Grazie a queste due strepitose donne ed artiste per avermi aperto il loro mondo, in fondo, grazie a loro, ho aperto anche un po' il mio.
 

 

L'Equicoaching, il Cavallo e Giorgio Rizzi

copyright @Giorgio Rizzi

Ikigai (生き甲斐) è un termine giapponese che, tradotto in italiano, significa “qualcosa per cui vivere” o “una ragione per esistere” (l’equivalente del francese “raison d’être“). Un ikigai è essenzialmente un motivo per alzarsi la mattina.Secondo la cultura giapponese, tutti noi abbiamo un ikigai ma non sempre lo conosciamo. Ovviamente si tratta di qualcosa di positivo, che ci fa svegliare con il sorriso sulle labbra, la carica e l’entusiasmo giusto per affrontare la giornata.Per Giorgio Rizzi, il Cavallo aiuta a trovare il proprio Ikigai !...equi IKIGAI 

Giorgio Rizzi,classe 1970,nasce a Milano, è da sempre un appassionato del Cavallo e tutto il suo mondo, stimolandolo ad intraprendere viaggi in ogni continente.Vive a Parigi, dove lavora con aziende e scuole di business al fine di integrare nei loro programmi di addestramento, corsi Executive MBA, grazie alla loro interazione con il cavallo (comunicazione non verbale, ascolto attivo, nuova leadership, Atteggiamento positivo, ecc.).In Italia organizza seminari in Toscana e Sardegna (con i cavalli selvaggi della Giara). Su richiesta organizza seminari anche nel centri ippici e nelle fattorie di benessere.

La sua filosofia di vita è : "Prima di essere in pace con qualcuno devi prima essere in pace con te stesso" e questa pace ed equilibro vengono proprio dal Cavallo, un animale altamente terapeutico per tutti.

Cosa è l equicoaching ? Questa professione, è recentemente arrivata in Francia e "l'equicoach" è un "professionista che accompagna l'essere umano", Il suo cliente è la persona e il cavallo, il suo compagno di lavoro.L'equicoach usa il feedback del cavallo, questo animale come "rivelatore", per aiutare la persona a superare, migliorare alcuni dei suoi problemi personali o professionali.Una sessione di Equicoaching con i cavalli è un'interazione con essi,  in cui si trovano le risposte a un problema e da qui parte il cambiamento.Come funziona? Prima di tutto si sceglie un obiettivo su cui lavorare nella vita (lavoro, vita amorosa, sviluppo personale ...).Tramite la guida dell'equicoah, si reagisce e si interpretano gli atteggiamenti dei cavalli in relazione all' obiettivo.I cavalli lavoreranno per rivelare il tutto e si esplorano opzioni concrete per raggiungere un dato obiettivo.Alla fine della sessione, si capisce la propria autoriflessione e si è sulla buona strada per andare avanti,cambiare e migliorare.

A chi è rivolto tutto cio'? Le sessioni sono progettate per chiunque desideri sviluppare l'autogestione e le capacità creative per cambiare, attraverso una connessione con i cavalli.In che modo i cavalli possono aiutare la persona? Prima di tutto si riconosce l'importanza di una vera connessione.Quando si instaura questa, si comunica chiaramente, si è più efficaci e sicuri. Che si tratti di un essere umano o di un cavallo, si crede che le connessioni reali derivino dall'essere veramente autentici.Si prende coscienza del linguaggio del corpo (comunicazione non verbale).Umani e cavalli comunicano principalmente attraverso il linguaggio del corpo, ma anche attraverso la voce. Mentre si usa la voce, la scelta di certe parole non è importante quanto l'energia che scorre dietro le parole. Anche nelle conversazioni tra umani il 90% della comunicazione avviene in modo non verbale. Se l'atteggiamento interiore non è d'accordo con la condotta esterna, provoca confusione per coloro con cui abbiamo a che fare.I cavalli aiutano a sviluppare le nostre capacità di leadership.Per lo più i cavalli hanno personalità forti.Per essere in grado di creare un legame tra la persona e il cavallo, a volte è necessario condurre, guidare essere il Leader.I cavalli aiutano a trovare l'equilibrio interiore.Per poter andare a cavallo, è importante che il corpo sia in equilibrio.L'equilibrio interno ed esterno sono collegati tra loro, quindi la guida può aiutare a trovare un equilibrio interiore.I cavalli aiutano a rispettare se stessi e gli altri.A contatto con i cavalli bisogna essere consapevoli di ciò che sono: esseri gentili e sensibili. Ma in certe situazioni possono anche diventare aggressivi o spaventati. Ecco perché è molto importante che i cavalli rispettino le persone. In un modo chiaro e piacevole si deve mostrare loro i limiti.I cavalli possono aiutare a superare le paure, a causa della loro natura gentile e intuitiva.I cavalli aiutano a vivere nel momento presente, mostrano immediatamente se non si è concentrati o se i pensieri si stanno allontanando. Se ciò accade, viene persa la sottile connessione tra il cavallo e il cavaliere.

Se volete contattare Giorgio Rizzi e farvi " guidare " nel meraviglioso mondo terapeutico dei cavalli ecco come : 

g@giorgiorizzi.net

https://www.giorgiorizzi.net/

https://www.instagram.com/giorgio_rizzi_equicoach/?hl=en

https://www.facebook.com/equiikigai/

 

Conosciamo Olivia Rosse e l'Home Staging

copyright @Olivia Rosse

Vi presento Olivia Rosse, una deliziosa donna che svolge un lavoro interessantissimo nel settore Moda e Design.Una intervista per conoscerla meglio.

D. Olivia, raccontami cosa ti ha portato a cominciare la professione di Home Staging ?Come hai deciso di intraprendere questa professione?

R. Olivia Rosse ha studiato fashion design e haute couture, ha trascorso più di 15 anni nel settore della moda come stilista e modellista. E' passata dall'alta moda a Parigi, attraverso case prestigiose come Christian Lacroix, Jean-Louis Scherrer e Féraud, al mondo del prêt-à-porter di alta gamma, ha perfezionato il suo senso del dettaglio e  ha affinato il gusto dei volumi, delle linee e il matrimonio dei colori.Poi, a poco a poco, il mondo della decorazione d'interni si è imposto su di lei.Per essere più precisi, durante l'acquisizione a Cannes di un appartamento in un edificio borghese del 1800, che ha completamente rinnovato per preservare l'anima del luogo intriso di storia.La passione del "vecchio", le buone proporzioni o l'assemblaggio dei colori hanno avuto luogo in questa nuova professione che è per lei adesso la decorazione d'interni e l'home staging. Con una grande capacità manuale, è stata in grado di apportare magnifici cambiamenti che hanno veramente trasformato questo luogo abbandonato.Un grandissimo numero di persone che hanno visitato il suo appartamento poi hanno spontaneamente voluto usare i suoi servizi per una consulenza fino a quando poco a poco le hanno chiesto di intervenire nel loro immobile per migliorarne gli interni.Questo è il modo in cui questo lavoro di home staging è apparso indispensabile nella professione di Olivia Rosse.

 

D. L'Home Staging consiste nel migliorare e spersonalizzare gli interni di un immobile.Sei d'accordo con questa definizione ? Secondo te cosa è l' Home Staging ?

R. In effetti, il principio dell'home staging è permettere alle persone che desiderano vendere o affittare la loro proprietà, di farlo rapidamente e bene.I proprietari raramente hanno la prospettiva necessaria per valutare le qualità della loro proprietà e svilupparle, in qualità di home stager, quindi Olivia Rosse trae vantaggio dall'immobile per soddisfare il maggior numero di persone e consentire una vendita più veloce e al miglior prezzo, questo è il vantaggio dell'home staging!Stoccaggio, riorganizzazione, aggiunta di decori, cambio di piccoli mobili o anche piccoli lavori di miglioramento, secondo gli obiettivi del proprietario, sono possibili diversi livelli di intervento.Come home stager, il suo sguardo schietto e informato fornisce l'obiettività necessaria per spersonalizzare la proprietà  e renderlo più neutro in modo che diventi più vendibile.

 

D.Il fine dell'Home Staging è di facilitare la vendita e l'affitto di un bene immobiliare, facendo un minimo di investimento.Credi che le persone comprendano questo?

R. La professione di Home Staging ancora sconosciuta qualche anno fa, sta finalmente iniziando a prendere il suo posto tra le agenzie immobiliari in Francia e in Europa.Proprio dagli Stati Uniti, nel 1972 l'Home Staging apparve per la prima volta.A quell'epoca L'agente immobiliare Barbara Schartz affrontava la recessione del mercato. Poi si è chiesta come avrebbe potuto fare in modo che i beni di cui era responsabile si vendessero più rapidamente, a prezzi migliori e soprattutto per potersi distinguere dalla concorrenza.Ha poi affinato le sue tecniche per diventare rapidamente uno dei principali agenti immobiliari nel suo paese grazie alla valutazione immobiliare.La sua compagnia opera ancora oggi in tutti gli Stati Uniti.Ora in Francia e in Europa, le persone capiscono il significato dell'Home Staging e con un piccolo investimento finanziario, possono davvero trarre vantaggio dalle loro proprietà e "liberarsene" molto più velocemente. l'Home Staging, spinto da programmi televisivi, vari articoli di riviste, questa nozione di "piccolo investimento" per risparmiare tempo e denaro , ha davvero preso il suo posto nelle menti dei proprietari di case, Olivia Rosse lo percepisce davvero con i suoi clienti.

 

D.Quale è la differenza tra “ Home Staging “ e “ Decorazione di Interni “ ?

R. Non bisogna confondere l'Home Staging con l'Interior Design!Anche se Olivia Rosse si evolve in queste due aree, che sono vicine, quando è chiamata ad intervenire su un bene inteso per la vendita, si prende cura di astrarre i suoi gusti e il suo stile al fine di rendere più neutrale, più chiaro e meno carico possibile.Cosa opposta nella decorazione d'interni, dove lì, cerca di personalizzare uno spazio, una casa, un ufficio o anche una barca (progetto realizzato di recente). La domanda è diversa nell'idea in cui il proprietario vuole trovare uno stile, un'armonia e dare un timbro al suo interno. Ci si avvicina il più possibile ai suoi gusti e al suo stile di vita per realizzare una decorazione personalizzata.

 

D.Cosa ti piace di piu' del tuo lavoro ?

R. Nel suo lavoro ciò che appassiona Olivia Rosse è essere in grado di soddisfare i clienti spesso nel momento i cui i beni immobiliari sono rimasti a lungo senza una visita. Il suo occhio prudente, esperto e la sua consulenza nel design finiscono sempre per scavalcare l'attaccamento dei clienti ad una decorazione legata ai ricordi.Quindi il suo ascolto, ma anche la sua empatia, sono necessari per portare gentilmente il cliente al risultato finale che è quello di spersonalizzare la sua proprietà.Olivia Rosse ama questo approccio e le piace soprattutto vedere il risultato e ciò che ne consegue (vendita o affitto veloce del bene immobiliare) e la condivisione della gioia dei suoi clienti.È una professione in cui il contatto umano è essenziale perché c'è una grande fiducia tra Olivia Rosse e il cliente. Ed è per questo che il suo lavoro è affascinante, puo' unire il rapporto con il know-how, pur essendo indipendente, tutto cio' crea l'equilibrio perfetto per realizzare grandi progetti!

 

D.Ti piacerebbe migliorare qualche cosa nella tua professione di Home Staging ?

R. Quello che Olivia Rosse trova interessante migliorare nella sua professione di home stager è avere più successo nel guidare un cliente in questo processo di investimento minimo al fine di risparmiare tempo e denaro. Gli agenti immobiliari svolgono un ruolo importante in questo primo approccio, ma lei ritiene sia ancora necessario spiegare e dimostrare a chi vende o affitta che l' Home Staging è una chiave essenziale per il successo di una negoziazione. È uno strumento ora essenziale nel mercato immobiliare data la concorrenza attuale. Le persone viaggiano molto di più quindi sono piu' portate a vedere bellissime decorazioni, bellissimi interni, e fanno il confronto.

 

D.Quali sono gli aspetti positivi e negativi nel tuo mestiere ?

R.Gli aspetti positivi del lavoro di Olivia Rosse sono l'indipendenza (ne ha avuto bisogno ormai da molto tempo in ambito professionale), ovviamente essendo in grado di far funzionare la sua creatività, di sfruttare il suo senso dell'organizzazione e il suo senso pratico. Il risultato è sempre sorprendente perché con pochi mezzi puo' apportare molti cambiamenti, quindi è gratificante e molto soddisfacente per una Home Stager perché c'è il "prima" e "dopo". È concreto ed è quello che piace molto ad Olivia Rosse.Gli aspetti più noiosi potrebbero essere il fatto di non essere mai in grado di rilassarsi sui risultati conseguiti, c'è sempre un po' di " stress" permanente, si è sempre alla ricerca di nuovi progetti, oppure quando bisogna convincere il cliente.

 

D.Quali sono le scuole e i corsi per diventare “ Home Stager”?

R.Non esiste ancora una scuola o corsi per diventare Home Stager, anche se ci sono piccole formazioni e altro non riconosciute dallo Stato.Dall' esperienza personale di Olivia Rosse e dalla sua carriera, si puo' dire che l'ideale è semplicemente allenarsi, leggere molto e "armeggiare" costantemente!Ci sono corsi fai-da-te offerti da insegnanti importanti come Castorama o LeroyMerlin, è molto più economico e molto più concreto rispetto ad un corso non riconosciuto dallo Stato!Si impara in loco con un corso di 2 ore o più, si apprende a pitturare per un lavoro di ristrutturazione o la posa di un pavimento in vinile, il tutto con l'aiuto di veri professionisti e soprattutto tante volte quanto uno ne ha bisogno.Inoltre, per far sì che si apprendano tante nozioni, ora ci sono molte riviste di decorazione da consultare.Insegnano molte cose e vengono forniti molti strumenti e consigli.Infine, Olivia Rosse suggerisce che bisogna fidarsi l'uno dell'altro, se viene detto molto spesso dalle persone che conosciamo, che si ha buon gusto, bisogna avere il coraggio di iniziare e fare piccoli progetti per far diventare la passione una professione.

 

D. Bisogna essere un esperto immobiliare per praticare questo mestiere?

R. Non bisogna necessariamente provenire dal mondo immobiliare per praticare questo lavoro.Bisogna semplicemente rimanere sintonizzati su questi professionisti immobiliari per soddisfare al meglio la richiesta del cliente.E, naturalmente, bisogna anche essere consapevoli dei prezzi di mercato, ma anche dei costi dell'Home Staging per potersi posizionare al meglio e non realizzare progetti inappropriati.

 

D.Per concludere cosa vuoi dirci ancora ?

R. Dopo la moda, l'Home Staging e l'Interior Design sono diventati una vera forza trainante nella "vita di creatrice " di Olivia Rosse e attualmente alcuni bei progetti che sta portando avanti le fanno dire che questa riconversione non smette di  eccitarla e di farla "fiorire"

Grazie Olivia Rosse per averci fatto scoprire questo meraviglioso ed affascinante mondo dell'Home Staging.

Olivia Rossé

tel +33 6 45 72 19 61

e.mail : info@oliviarosse.com

Page FB : https://www.facebook.com/homestaging.byolivia/

Interior Decoration

Furniture

Restoration

Home Staging

French Riviera

 

by Filly di Somma 

Aglio, Olio e Nicola : la storia di un professionista della cucina in Francia

Erano i primi anni ottanta quando incontrai Nicola Lanuto e condividemmo i tre anni delle scuole medie, gli anni più significativi per me e durante i quali ho conosciuto delle persone meravigliose, come Nicola appunto, di cui voglio parlarvi oggi, nella rubrica Storie e Persone.

Dopo quegli anni ottanta, le nostre strade si sono separate, abbiamo intrapreso diversi percorsi scolastici e poi di vita, siamo cresciuti, abbiamo avuto le nostre esperienze, belle e brutte che siano sono gli ingredienti che danno un po' di zucchero e un po' di sale alla vita, fin quando ad un certo punto le nostre vite e le nostre strade si sono ricongiunte qui a Parigi, a fine 2015, incredibilmente dopo più di 30 anni e quando ci siamo rivisti sembrava che il tempo si fosse fermato a quei banchi di scuola.Un immenso piacere ritrovarsi e ridere insieme della nostra adolescenza.
Come ho ritrovato Nicola qui a Parigi ? grazie ad uno strumento che sta diventando sempre più importante,se vogliamo cercare qualcuno, io lo vedo come una enorme lente di ingrandimento virtuale e ovviamente sto parlando del Social più famoso al momento, Facebook.Ho digitato il suo nome e Voila' e' apparsa la sua foto, non era cambiato affatto, forse qualche chilo in più, ma quelli ci accompagnano negli anni, fanno parte del nostro vissuto.
 
Vi racconto un po' di lui.
Nicola nasce nell'agosto del 1972 a Castellammare di Stabia ( in provincia di Napoli), proprio come me, stesso anno e stesso luogo, trascorre i primi decenni della sua vita in questa piccola cittadina del Sud Italia, che in fondo restava stretta anche a lui ( come a me ), dopo gli studi scientifici a Castellammare di Stabia e quelli universitari in Scienze e Gestione del Turismo a Napoli, intraprende varie attività lavorative che però non lo soddisfano pienamente ,sente che c'è qualcosa ancora che potrebbe fare e che lo soddisferebbe di più, e allora decide di darsi alla cucina, frequentando a Vico Equense, a pochi chilometri da Castellammare, un corso per diventare Chef, e ci riesce alla grande! Durante il corso si appassiona anche e soprattutto alla cucina francese, decide quindi di lasciare l'Italia e di avviare un ristorante tutto suo in Corsica, a Bastia ,che sarà veramente un fiore all'occhiello in molte guide di ristoranti Michelin e che daranno una notevole notorietà a Nicola.Qui, nella romantica isola della Corsica , tra meravigliose spiagge, Nicola si innamora di una donna da cui avrà un bel maschietto che attualmente è quasi un giovanotto. Dopo diversi anni, si rende conto che la vita di ristoratore e' molto faticosa, impegnativa,poco spazio alla vita privata e quindi , unita ad altri motivi personali, lo spingono a lasciare l'attività, ma senza abbandonare le mura del ristorante , che attualmente sono ancora di sua proprietà, un legame con questa isola della Corsica  che per lui resta ancora molto forte, soprattutto perche' quella donna e quel maschietto vivono ancora lì', c'è ancora una parte significativa della sua vita.
Nicola comincia ad intraprendere una carriera di consulente nel mondo della cucina e dei vini in lungo e in largo per Francia, un lavoro che gli piace molto ma che ovviamente è soggetto agli alti e bassi del guadagno, si sente più libero, può gestire la sua vita e il suo tempo liberamente, ma si rende conto che avere uno stipendio fisso mensilmente gli darebbe più stabilità e sicurezza.Ecco che tramite una segnalazione, sottopone la sua candidatura a Chateauform, una grande azienda che si occupa di organizzare seminari ed eventi per le imprese, Nicola diventa il dirigente di una equipe di cuochi che si occupano proprio di cucinare in occasione degli eventi, un lavoro molto affascinate e molto gratificante,soprattutto in fatto di numeri, l'idea di cucinare per tantissime persone( il numero dei coperti varia dai 100 in su) lo stimola molto, a questo punto quindi la sua vita si sposta a Seine Port , a pochi chilometri da Parigi, nella sede principale del Campus Chateauform, dove attualmente Nicola vive e lavora. Oltre ad essere un cuoco professionista e' anche un grande intenditore di vini, ma ho scoperto tante passioni che ha avuto nella sua vita, che poi sono diventate anche delle piccole professioni, come lo scrivere i testi per delle canzoni molto famose di cantanti a noi conosciutissimi.
 
 
Ringrazio Il mio "amico di banco " Nicola, per aver condiviso la sua storia con me e con tutti coloro che sono curiosi nello scoprire le vite di chi come Nicola decide di mettersi in gioco e investire le sue risorse professionali e non solo , qui in Francia.
 
Ad maiora!!

 

Destinazione Parigi? Semplicemente Parigi.it


Il " walking tourism" ,il turismo del cammino , sta diventando sempre di più una nuova forma di turismo per esplorare il mondo.. è una sorta di Slow tourism cioè turismo lento, evitando mezzi veloci che ci fanno perdere proprio il senso del viaggio, a volte è importante non solo la destinazione ma anche il percorso per raggiungerla, quello sí che è ricco di emozioni.

Questa incredibile ragazza che si chiama Sara , e' americana ed è partita a piedi da Londra ed è arrivata qui a Roma .Ha impiegato due mesi.. durante i quali ha fatto tante soste e ha conosciuto tante persone .. Quando le ho chiesto perché lo facesse..mi ha risposto che adora camminare ma è anche un qualcosa di spirituale, ha dormito nelle chiese e adesso la sua ultima tappa sarà proprio San Pietro , un po' per ritrovare se stessa e per camminare che è la sua passione, (come la mia) ... sono felice di averla conosciuta durante la sua ultima tappa.

E come diceva Lao Tzu : "Ogni viaggio di Mille Miglia comincia sempre con un primo passo".. Nel mio sito, nella sezione" Storie e Persone" vi parlerò di lei e della sua incredibile storia.. Stay tuned!!!

foto @copyright Filly di Somma con la walking tourist !

Dalla Germania alla Francia, la storia di Renate Grotjohann

Nella mia rubrica Storie e Persone del mio sito Le Finestre di Parigi vi parlo di una storia che riguarda una donna meravigliosa che ho la fortuna di conoscere da tre anni oramai. Lei si chiama Renate Grotjohann ed è nata 81 anni fa in Germania , per l'esattezza ad Unna e sposo' nel 1958 Manfred , anche lui tedesco, ma di Dortmund, nel 1962 si trasferirono da Dortmund ( la città natale di suo marito e sede del loro lavoro ) , con la piccola figlia , in Francia, perché Manfred ebbe un importante incarico dirigenziale nella società Hoch e tra lo scegliere l'Inghileterra o l'Argentina , la scelta ricadde sulla Francia e per l'esattezza Parigi, sede del lavoro di Manfred, ma decisero di vivere in una deliziosa cittadina alle porte di Parigi, il cui nome e'Ville D'Avray e dove tutt'oggi Renate vive.Dal 1962 passarono anni e poi nel 1968 nasce un bel maschietto,che completa la famiglia.

Ville d'Avray , è' una piccola cittadina residenziale, ma molto chic , vicino Versailles e la loro vita, va avanti così, papà Manfred lavora a Parigi, mamma Renate si occupa dei suoi due figli che nel frattempo frequentano la scuola tedesca a Saint Cloud, quindi crescono in un contesto internazionale e perfettamente bilingue , franco/tedesco.
Renate mi racconta la sua vita , nel suo meraviglioso appartamento a Ville D'Avray, davanti ad una bibita e dei deliziosi biscotti, ( entrambe siamo golose ) mi incanto a sentire i suoi racconti di una vita qui in Francia e quando parla di suo marito ha ancora gli occhi lucidi, conosciuto all'età di 19 anni, una vita insieme purtroppo finita troppo presto con la morte di Manfred a circa 60 anni.Renate mi racconta che all'inizio ha avuto dei problemi di integrazione semplicemente per il suo  accento...una tedesca che parla francese...risultava un po' strano e in effetti il suo francese un po' "germanizzato" lo si percepisce ancora,nonostante i tantissimi anni in Francia, ma questo rende Renate ancora più particolare.
Le chiedo come ha conosciuto suo marito Manfred, e mi dice che lo ha conosciuto al lavoro, lavorava per lui e lei era un' interprete con una specializzazione in imprese e sezione esportazione, parla ancora perfettamente francese, tedesco, inglese, spagnolo.
Ma chi ha scelto di vivere a Ville d'Avray e non a Parigi? 
La risposta è semplice : nella coppia hanno sempre trovato un equilibrio,delle cose le sceglieva lui e altre lei, e dunque è lei che ha deciso di vivere a Ville D'Avray , all'inizio lui, Manfred non era convinto, lavorando a Parigi era uno stress quotidiano spostarsi per il traffico , ma dopo aver visto Ville D'Avray ha cambiato idea, in effetti è un posto magnifico, dove ci si distente! Perfetto dopo una dura settimana lavorativa nella velocissima Parigi.
Quando le chiedo se la sua scelta di lasciare la Germania e venire in Franxja sia stata giusta,lei mi risponde che consiglia assolutamente ad una persona di intraprendere questo percorso, importante per la crescita di una famiglia sotto tutti i punti di vista, "espatriare " significa vivere in un contesto internazionale ed aprirsi alle diverse culture.
Le domando se ha sempre cucinato tedesco oppure francese,e la risposta mi sorprende, Renate non ha mai cucinato la cucina tedesca , ma sempre francese, per me significa che questa meravigliosa donna tedesca si è perfettamente ambientata ed integrata nella cultura francese.
Renate amava andare a Parigi...soprattutto il fine settimana , la passeggiata agli Champs Elysées insieme al suo Manfred e i due figli era un appuntamento settimanale, respirare un po' di aria parigina...per poi rientrare nel loro nido tranquillo a Ville D'Avray.
Chiedo a Renate cosa le piace di più di Ville d'Avray , la sua risposta è che le ricorda la Germania , ed è vero, c'è tanto di quel verde qui a Ville D'Avray ma ci sono anche tanti altri posti qui che piacciono molto a Renate: les Etangs ( i piccoli laghi) sono il luogo che preferisce di più,ma anche visitare  il monastero, i castelli, la foresta e la chiesa protestante , piccola, piccola...tipica di un villaggio.Lei ama molto anche Versailles e soprattutto il ristorante Maitre Kanter dove spesso ama andare, gustare la cucina alsaziana che le ricorda un po anche la Germania, riportandola indietro ai sapori della sua infanzia.
Termino il mio bellissimo pomeriggio con Renate, la ringrazio del tempo che mi ha dedicato e sopratutto della storia che mi ha raccontato.  
Cosa mi lega molto a questa donna e a questa storia? È' la mamma del mio compagno, quel maschietto nato nel 1968, e' Lei che devo ringraziare per averlo messo al mondo e Lei Renate e' la mia dolcissima belle mère ...( suocera) !! 
 
Grazie Renate....

 

Essere un avvocato internazionale a Parigi

 

 

Domanda:

Arnd WOLFRAM esercita la sua attività di avvocato da tanti anni a Parigi, perché la scelta di diventare Avvocato a Parigi?cosa ha spinto Arnd WOLFRAM ad intraprendere questa strada ?


Risposta:

 
Esercito la mia professione di avvocato da 20 anni e da 22 sono un consulente legale ( giurista commerciale/bancario) su questioni Internazionali/ Franco-Tedesche.Ho scelto di studiare Legge in una dimensione internazionale e commerciale in qualità di Business Lawyer(avvocato di affari), esercito una attività internazionale basata su contratti e consulenza per imprese/privati e ho sempre avuto un interesse Internazionale/Franco-Tedesco nella mia attività, essendo bilingue e non ho mai avuto una ossessione nel diventare avvocato tradizionale del contenzioso, come certi lo intendono, con la toga che va in tribunale, no! la mia è una dimensione più ampia ed internazionale.
 
 
Domanda :
 
Lo Studio legale WOLFRAM vorrebbe occuparsi di qualcosa che al momento non esercita ancora e che darebbe un valore aggiunto al suo lavoro ?
 
Risposta :
 
Sono un po' perplesso nel rispondere a questa domanda perché alla mia età, 48 anni , non c'è mai un inizio e una fine, non si finisce mai di imparare e intraprendere nuovi percorsi nella propria attività quindi se devo rispondere alla sua domanda posso dire che mi piacerebbe continuare ad approfondire/consolidare sempre di più il mio campo nelle nuove tecnologie, nell'innovazione e nel settore immobiliare.Inoltre mi piacerebbe lavorare ancora di più in Europa ( soprattutto con imprese italiane) e nell'ambito internazionale creando delle sinergie insieme ad altri avvocati.
 
 
Domanda :
 
In che cosa Arnd WOLFRAM si considera una persona internazionale? Perché la sua internazionalità e' importante per la professione che esercita ?
 
Risposta :
 
Nasco a Parigi, all'ospedale americano, da genitori tedeschi, ho frequentato la scuola tedesca e poi la scuola internazionale, quindi non posso essere altro che una persona internazionale perché la mia educazione familiare/ personale / didattica, tutto è volto all'internazionalità', bisogna comunque essere iscritto ad un ordine di avvocati in una determinata città e non si può essere avvocati "iscritti nel mondo" , ma sicuramente il mio è un animo europeo/internazionale.Non amo solamente i contesti lavorativi dove non c'è nulla di internazionale e quindi mi sento molto più a mio agio in un contesto dove si possono incontrare diverse nazionalità anche perché adoro le lingue straniere,la mentalità internazionale e quindi cerco sempre di comprendere e aiutare le persone, soprattutto coloro che hanno una cultura differente e che lavorano in un altro paese e alle quali bisogna spiegare il diritto locale e i costumi e la mentalità locali.
 
 
Domanda :
 
Che consiglio darebbe a chi sta cominciando un'attività di avvocato a Parigi?

Risposta:
 
Contrariamente ad altri paesi ( come la Germania e l'Italia che non sono centralizzate) qui a Parigi succedono molte cose soprattutto perché la maggior parte delle sedi delle società si trovano a Parigi.E' una città dove si trova il mondo sotto tutti i punti di vista, e per quanto riguarda la professione di avvocato e' qui che si sviluppa il diritto di affari soprattutto per quanto riguarda le aziende internazionali, ovviamente non voglio denigrare la provincia, sapendo che amo molto la Costa Azzura e la Normandia ( come la maggior parte dei parigini), ma in una grande citta' come Parigi le opportunità professionali sono tante.
Per diventare avvocato a Parigi bisogna studiare tanto e approfondire, e aggiungere la conoscenza delle lingue straniere (in particolar modo l'inglese ,il tedesco, poi a queste si aggiunge lo spagnolo o l' italiano e le lingue orientali.) Chi intraprende la carriera di avvocato a Parigi deve sapere che ci sono 26.000 avvocati (esattamente la metà di tutti gli avvocati in Francia) iscritti all' Ordine di Parigi quindi c'e' un bel po' di concorrenza , anche perche' in aggiunta agli avvocati ci sono anche  i giuristi di impresa.
 
 
Domanda
 
Perché secondo Arnd WOLFRAM Parigi e' una città cosmopolita e Internazionale ?
 

Risposta :
 
Perché qui a Parigi il modo di vivere delle persone e' legato alla libertà di espressione, pensiero, cultura e al cosmopolitismo e si spera che questi aspetti si sviluppino sempre di più.Questo rende Parigi una citta' davvero a tutto tondo! 


Domanda:
 
Lei è perfettamente bilingue, essendo Franco/ Tedesco, secondo lei avere una doppia cultura / lingua incide positivamente nella sua attività di avvocato ? Il bilinguismo che vantaggi ha nella vita a Parigi in generale ? 

Risposta :
 
Io sono franco-tedesco e ho intrapreso gli studi in Francia, a Parigi all'università della Sorbona, ma  lo shock è arrivato quando dopo gli studi universitari  ho capito che bisognava lavorare in inglese nei grandi studi legali internazionali (cosa che ho fatto prima di avviare la mia attivita' indipendente e aprire il mio studio legale WOLFRAM AVOCAT).Anche se ci sono degli studi  legali a Parigi puramente franco/tedeschi e'importante avere la conoscenza e padronanza di tre lingue (francese ,tedesco ,inglese ). Per fare cio' di cui avevo voglia e interesse ( quindi per uno franco-tedesco come me) bisognava lavorare per degli americani e per degli anglosassoni e questo è un consiglio che do a tutti coloro che vogliono intraprendere la carriera di Avvocato a Parigi, ed è evidente che il bilinguismo di base possa poi diventare trilinguismo ( magari anche quadrilinguismo) ed è' fondamentale nella nostra professione. Ovviamente questa è una mia visione personale della vita a Parigi mentre invece ci sono delle persone che sarebbero felici di parlare tutta la loro vita solamente la lingua di Molière.
 
 
Ringrazio Arnd WOLFRAM per il tempo dedicatomi.
 
Se siete interessati sia a contattare Arnd Wolfram per una consulenza legale o scoprire in modo piu' approfondito la sua attività di Avvocato a Parigi visitate il suo sito:

 

Andiamo Mamma

Questa volta nella mia rubrica " Storie e Persone " vi parlo di ANDIAMO MAMMA una bellissima iniziativa rivolta alle mamme che vivono in Francia. Come è nata? si tratta di due amiche d’infanzia cresciute nello stesso quartiere milanese, che si sono ritrovate mamme ai piedi della Tour Eiffel, a Parigi.Alle due amiche si uniscono 4 bimbe curiose e 1 marito francese e 1 italiano espatriato. Mixando questi ingredienti è nato questo delizioso blog  di mamme a Parigi rivolto sia alle mamme italiane e non, ricco di tante informazioni ideali per le mamme che vivono a Parigi ma anche per coloro che la visitano semplicemente da turiste insieme ai loro piccoli.

Chi sono queste due amiche ? Ale ( Alessandra)  è  avvocato in pausa di riflessione e neo-blogger e trovate qualcosa in piu' di lei anche qui: www.mammaelavoro.it .Poi c'è Fede ( Federica) ,  giornalista e (eterna) neo blogger. Cosa fanno? Organizzano tantissime attività e se volete scoprire quali date un occhio al loro sito nella sezione " Facciamo" :

 

 

Cosa fanno attraverso il loro blog? segnalano tutte le attività che si svolgono a Parigi inerenti al mondo delle mamme e i loro piccoli, le informazioni che forniscono variano dagli ateliers di cucina e pasticceria, organizzazione di feste di compleanno per piccoli e tanto altro, un blog davvero ricco di tante e utili informazioni.Inoltre molto interessante è la nuova rubrica nata nel blog che si chiama “MOMPRENEURS” dedicata alle mamme imprenditrici, a quelle “super donne”, insomma, che dopo la nascita dei figli si sono lanciate in avventure lavorative completamente nuove, un po’ per ambizione personale, un po’ nella speranza di conciliare vita personale e soddisfazioni professionali.Di volta in volta vengono intervistate delle mamme che raccontano la loro esperienza di vita.Inoltre attraverso questo Blog si scoprono tanti indirizzi dove portare i propri bimbi, farli divertire, giocare e nello stesso tempo le mamme si rilassano , gustando un buon the o dolce, tanti indirizzi per i piccoli a Parigi,dove poter gustare un buon Brunch con bambini,fare passeggiate nei dintorni di Parigi, insomma c'è un mondo che ruota dietro una mamma e il suo piccolo e questo blog lo fa scoprire a tutto tono segnalando di volta in volta cio' che succede a Parigi. Interessante è la recente nata AMA (Andiamo Mamma Agenzia)AMA è un’agenzia di servizi alle famiglie, nata dall’incontro di 3 mamme italiane a Parigi,Alessandra ,Federica e Francesca, e dalla loro passione per questa incredibile città. Alessandra e Federica ( di cui vi ho gia' parlato) sono le autrici del blog di cui abbiamo parlato Andiamo mamma!

Non vi resta che esplorare questo interessantissimo Blog , per scoprire le mille attività e indirizzi che ruotano attorno alle mamme che vivono e viaggiano a Parigi, una selezione di indirizzi utili, attività da fare con i bambini, itinerari, chicche e luoghi segreti della capitale francese.
 

Commenti

10.11.2021 10:01

Luigi

Complimenti, mi piace molto tutto !!!

28.05.2019 10:43

Yaelle

Je Parle l'italien et J'adore ce site...merci adorable Filly